Le richieste del Fisco, in alcuni casi, sono così assurde che i contribuenti, soprattutto se non hanno nulla da perdere, nemmeno le prendono in considerazione. Capita anche di assistere a richieste di poche decine di euro che i contribuenti pagano senza nemmeno chiedersi se sono dovute. È però curioso il fatto che il Fisco chieda somme spendendo più di quanto incassa.
È quello che è capitato ad un contribuente che ha ricevuto un avviso bonario con la richiesta di 6,72 euro di sanzioni, il cui costo per il Fisco, per la sola raccomandata, sarà stato uguale o superiore a quanto chiesto.
La lettera del Fisco riguarda il controllo automatizzato della dichiarazione modello Unico 2016, per i redditi del 2015.
Per il cervellone fiscale, la dichiarazione presenta degli errori. Pertanto, si legge nella comunicazione inviata dalla direzione centrale gestione tributi al «Gentile contribuente», che «se è d’accordo con i nostri dati, può regolarizzare la sua posizione versando la somma di 6,72 euro, entro 30 giorni dal ricevimento di questa comunicazione.
In questo caso, la sanzione ordinariamente prevista nei casi di omesso e tardivo versamento di imposte è ridotta a un terzo... Può usufruire della sanzione ridotta se decide di pagare a rate» in un numero massimo di otto rate trimestrali, cioè meno di un euro per ogni trimestre. Il contribuente, però, ritiene di non dovere nulla, e, perciò, si attiva, chiedendo l’annullamento tramite il servizio telematico online Civis dell’agenzia delle Entrate. La lavorazione dell’ufficio si è conclusa il 4 dicembre 2017 e l’esito della richiesta è stato il seguente: «comunicazione con irregolarità confermate. Documentazione insufficiente, l’utente deve recarsi in ufficio».A questo punto, il contribuente è a un bivio: o va in ufficio, spendendo molto di più e sperare che l’ufficio annulli la richiesta di 6,72 euro, o paga senza perdere altro tempo. Nel caso specifico, si deve segnalare che il sistema di controllo si è anche “dimenticato” che esiste un importo minimo che esclude la richiesta del Fisco. Occorre infatti ricordare che i cittadini sono “liberi” dalle tasse se il debito, per ciascun tributo, non supera i 30 euro. Il vecchio limite di 16,53 è stato elevato a 30 euro dal decreto legge 2 marzo 2012, n. 16, cioè dal decreto sulle cosiddette semplificazioni fiscali. Ne consegue che solo se l’importo supera i 30 euro, si procede all’accertamento, all’iscrizione a ruolo e alla riscossione per l’intero ammontare.La norma di favore non si applica nel caso in cui il credito derivi da ripetuta violazione degli obblighi di versamento relativi ad un medesimo tributo.
© Riproduzione riservata