Il diritto d’autore cambia, l’esclusiva Siae cade, ma tra Soundreef e la Società autori ed editori è sempre più guerra. La startup con sede legale a Londra continua a mettere sotto contratto autori: gli ultimi annunci, risalenti a questa mattina, riguardano Enrico Ruggeri e J-Ax. Siae ha intanto presentato due esposti all’Agcom, autorità di vigilanza del diritto d’autore: Soundreef, in quanto entità di gestione indipendente, secondo la ricorrente non può operare su suolo nazionale.
Le nuove regole sulle società di collecting, inserite in Finanziaria dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, sono in vigore da appena cinque giorni, ma il 2018 del diritto d’autore applicato alla musica promette scintille. Che l’ex leader degli Articolo 31 prima o poi avrebbe lasciato Siae per Soundreef era nell’aria da tempo: il rapper milanese si è così ricongiunto in tutto e per tutto a Fedez, sostenitore della prima ora di Soundreef e suo socio nell’avventura dell’etichetta indipendente Newtopia. Diversa è la storia dell’autore de Il mare d’inverno, in procinto di tornare al Festival di Sanremo con i Decibel, uno percepito a tutti gli effetti come un pezzo di storia della canzone italiana.
Adesso Ruggeri sta con J-Ax, Fedez, Rovazzi, Gigi D’Alessio e il maestro Maurizio Fabrizio, «dimissionari» da Siae. È il segno che Soundreef, società di diritto inglese fondata dal romano Davide D’Atri, ha tutta l’intenzione di continuare a incrociare la spada con l’«avversario» che ha 136 anni di storia di monopolio dietro le spalle, numeri di bilancio e struttura organizzativa non paragonabili. La battaglia di D’Atri, dopo i segnali di distensione lanciati alla controparte al Festival della canzone italiana dell’anno scorso, va avanti. Con sullo sfondo un aumento di capitale che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere portato a casa entro la metà di quest’anno e il tema dell’adeguamento alle nuove regole sul diritto d’autore.
L’aumento di capitale da 20 milioni
Partiamo dall’assetto societario. Soundreef è diventata pienamente operativa sul mercato italiano nel 2015, a seguito dell’investimento da 3,5 milioni da parte dei fondi VAM Investments e di LVenture Group.
Ma a primavera dell’anno scorso Endeavor, non profit globale con quartier generale a New York che sostiene iniziative imprenditoriali promettenti e le assiste nella fase di «scale up», ha annunciato attraverso la propria costola tricolore l’entrata della società di D’Atri nel proprio network. Passo che dovrebbe prefigurare un aumento di capitale prossimo venturo da 20 milioni tra debito ed equity in cui avrà una parte preponderante il fondo Endeavor Catalyst, legato al catalizzatore di startup. Soldi che dovrebbero servire alla collecting privata per acquistare repertorio musicale. Ambito sul quale Soundreef sta investendo molto, se consideriamo che le indiscrezioni fanno riferimento ad anticipi di cinque anni sui diritti corrisposti ai big che passano sotto il suo scudo.
La nuova legge e gli esposti Siae
Lo scenario di riferimento, in ogni caso, è cambiato. L’esclusiva Siae, con il recepimento governativo della Direttiva Barnier, è venuta meno e in Italia possono nascere e operare nuove agenzie di collecting del diritto d’autore, purché risultino enti non a scopo di lucro.
L’attività di intermediazione si aprirà agli organismi di gestione collettiva (Ogc) degli altri Stati membri della Ue, mentre le entità di gestione indipendente (Egi) come la stessa Soundreef (che sono a scopo di lucro) possono continuare a operare su suolo nazionale, a patto che stringano precisi accordi con una Ogc o, addirittura, si associno a essa. Su quest’ultimo aspetto le mosse della società di D’Atri sono tutte da verificare: probabile che ci saranno annunci nelle prossime settimane. Siae, intanto, si è portata avanti con i due esposti all’Agcom. «Sarà battaglia». Proprio come cantava Ruggeri.
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