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Condannato per molestie l’ambulante che insiste per vendere la merce

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Condannato per molestie l’ambulante che insiste per vendere la merce

Rischia la condanna per il reato di molestie l’ambulante che insiste in modo “pressante, indiscreto e impertinente” per vendere i suoi prodotti. Con queste motivazioni la Corte di cassazione conferma la condanna e la pena dell’ammenda di 300 euro, a carico di un improvvisato venditore che, insieme ad un socio in “affari”, aveva avvicinato una signora mentre faceva un prelievo al bancomat e le aveva proposto di acquistare un profumo. E non aveva desistito neppure dopo il rifiuto della donna, tallonandola e parlandole anche del diritto al lavoro, solo quando la signora era entrata in macchina dove l’aspettava il marito, aveva rinunciato all’inseguimento.

Una condotta che la Suprema corte considera inaccettabile. I giudici respingono anche la tesi della difesa secondo la quale il venditore, era spinto solo dall’intenzione di “piazzare” la sua merce e non era consapevole di essere molesto. Ad avviso della Cassazione, la “petulanza” era tale che l’imputato non poteva non accorgersi di disturbare, a prescindere dallo scopo che lo muoveva. La Cassazione, a causa di precedenti ostativi nega anche le attenuanti generiche e conferma la correttezza della decisione, presa in sede di merito, di condannare solo sulla base della dichiarazioni della persona offesa.

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