Autunno, tempo di cambiare mutuo: sembrerebbe uno slogan più adatto a un’auto, ma può avere un fondo di verità anche quando si parla di finanziamenti immobiliari. Il ritorno dalle vacanze rappresenta sempre una buona occasione per un check-up approfondito al proprio prestito casa: per valutare se sia ancora conveniente o per considerare la possibilità di stipulare nuovi contratti nel caso si stia trattando l’acquisto di un’abitazione.
A partire da settembre gli istituti di credito si fanno i proverbiali conti in tasca in merito agli obiettivi fissati all’inizio dell’anno in termini di impieghi, e, non di rado, mettono in piedi campagne aggressive che i clienti possono sfruttare a proprio vantaggio. Quest’anno gli aspiranti nuovi mutuatari (e chi intende cambiare in corsa) possono sfruttare condizioni di mercato che raramente si sono viste in passato sia per quanto riguarda il livello dei tassi di base (Euribor per i variabili e Irs per i fissi), sia con riferimento agli spread su questi praticati dalle stesse banche.
Le condizioni favorevoli
Il tanto temuto cambio di passo nella politica monetaria della Bce (che a fine anno metterà fine agli acquisti di obbligazioni legati al quantitative easing) avverrà con estrema gradualità. Non vi saranno rialzi dei tassi almeno fino a tutta l’estate del 2019 e secondo le attese di mercato gli stessi Euribor resteranno ancora a lungo negativi per risalire fino all’1% non prima del 2023. Al tempo stesso i dubbi che aleggiano sulla ripresa economica europea contribuiscono a mantenere su livelli storicamente bassi gli indici Irs: quello a 10 anni si attesta attorno allo 0,9%, quelli a 20 e 30 anni viaggiano in area 1,4-1,5 per cento.
La concorrenza tra le banche
Questa situazione favorevole è a sua volta completata dall’atteggiamento concorrenziale di molte banche italiane, che hanno ridotto i ricarichi praticati sui parametri di base per proporre (ai clienti più affidabili e a chi richiede importi contenuti rispetto al valore dell’immobile) tassi variabili a partire dallo 0,4% e fissi che, in alcuni casi, sono scesi addirittura fino all’1,2%-1,4 per cento. Questi ultimi valori sono piuttosto significativi, vuoi perché hanno orientato la scelta degli italiani (nel nostro Paese si sceglie la sicurezza della rata che non cambia ormai nell’oltre l’80% dei casi), ma soprattutto perché testimoniano come vi siano istituti di credito disposti a ridurre in modo drastico il proprio margine di guadagno sull’operazione in sé, pur di tenersi stretto un cliente.
In questo scenario le banche non basano le proprie valutazioni su logiche differenti dal profitto immediato. «Attraverso un mutuo è oggi più facile fidelizzare il cliente al quale poi si possono vendere ulteriori prodotti più redditizi, anche perché con tassi così contenuti è difficile in futuro trovare offerte più vantaggiose per effettuare ulteriori surroghe», conferma Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline.it, secondo il quale «non si vedono al momento segnali tali da far invertire questa tendenza».
Le incognite legate alla politica
Le uniche incognite, prosegue Anedda, restano per la verità legate «alla situazione politica del nostro Paese e alle sue ripercussioni sull’andamento dei mercati finanziari che, in caso di un inasprimento ulteriore delle tensioni, potrebbero in definitiva ripercuotersi anche sulle banche e sulla loro capacità di erogare credito». Senza tali ostacoli, la finestra utile per stipulare un nuovo mutuo o cambiare quello attuale a condizioni molto concorrenziali è destinata a restare aperta.
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