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Confermata a Borghi la sanzione di bankitalia

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Confermata a Borghi la sanzione di bankitalia

Claudio Borghi (Ansa)
Claudio Borghi (Ansa)

Confermata dalla Cassazione la sanzione di 15.500 euro inflitta da Bankitalia a Claudio Borghi - attuale presidente della commissione bilancio della Camera - «per irregolarità, consistenti in carenze nell’erogazione e nel controllo del credito da parte di componenti ed ex componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale». Gli addebiti risalgono al periodo in cui Borghi era componente del Consiglio di amministrazione della banca Arner, finita, nel 2013, nel mirino degli ispettori di palazzo Koch. Diverse le obiezioni del ricorrente: dalla violazione del termine di 240 giorni per portare a termine il procedimento sanzionatorio, alla disparità di trattamento rispetto agli altri amministratori non sanzionati, fino al ruolo svolto, di membro del comitato dei crediti: circostanza che escluderebbe la possibilità di essere sanzionato.

Obiezioni che però non passano. Il termine di 240 giorni, che non è tassativo, non è stato comunque sforato perché decorre dalla data delle controdeduzioni dell’ultimo soggetto incolpato. Escluse anche le discriminazioni, che secondo la difesa esistevano, perché il consiglio di amministrazione aveva deliberato sempre all’unanimità. La Cassazione ricorda il passaggio con il quale la Corte d’appello ha motivato, correttamente, sul punto ritenendo «che vi sia stata una opportuna e doverosa differenziazione di posizioni e responsabilità degli organi sociali, in quanto i crediti controversi (rectius anomali), sottostanti ad operazioni sospette ai fini dell’antiriciclaggio (vedi finanziamenti a favore di Elleci, Studio Revegnana e Gruppo Seregni Finigraf) erano stati deliberati da un ristretto comitato crediti della Banca Arner stessa (di cui l’odierno ricorrente era componente), ... e che le facilitazioni creditizie erano già state concesse da detto comitato ristretto, prima ancora di arrivare in consiglio di amministrazione (e ciò spiega l’”assoluzione” del presidente Naef e dell’ amministratore Amendola)». Inoltre - sottolinea la Cassazione - il ricorrente era stato considerato responsabile degli illeciti a lui addebitati «non nella sua qualità di componente del comitato dei crediti ma nella sua qualità di amministratore».

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