Decreto fiscale e documento programmatico di bilancio scaldano i motori. Il decollo è fissato per lunedì mentre per la legge di bilancio i tempi saranno più lunghi (il varo è atteso entro il 20 ottobre), come ha confermato il sottosegretario alla Presidenza Giorgetti. Anche perché la quadratura del cerchio per le coperture è ancora da trovare. Mancherebbero all’appello non meno di 3-4 miliardi e, con il trascorrere dei giorni, il rischio di slittamento di qualche mese diventa sempre più elevato per molte misure.
La cortina di nebbia si alzerà necessariamente tra 48 ore con la presentazione del Dpb, su cui si dovrà pronunciare Bruxelles, che conterrà la sintesi dei principali interventi della manovra e il loro valore in termini di Pil rivelandone quindi anche la durata su base annua. Per reddito di cittadinanza e pensioni la nuova road map indica già una deadline precisa: il prossimo mese di aprile. Il superamento della riforma Fornero con quota 100 sarà realizzato facendo leva su tre finestre l’anno (una ogni 4 mesi). E la prima si aprirebbe appunto ad aprile.
Come anticipato dal Sole 24 Ore, si va verso un rifinanziamento di opzione donna (uscita anticipata con il ricalcolo contributivo) e Ape social, concepita dai governi Renzi e Gentiloni, che però potrebbe essere agganciata al fondo esuberi per agevolare i pensionamenti nei casi di crisi aziendale. Il meccanismo di quota 100 è quello noto: soglia minima di 62 anni di età e 38 anni di contributi. Con il crescere dell’età anagrafica salirà anche la quota (101, 102 e via dicendo) fino al raggiungimento del requisito dei 67 anni. Resta da capire se il pacchetto previdenziale sarà accompagnato da una pace contributiva a maglie larghe, non solo limitata ai “buchi” nella carriera lavorativa ma estesa a more e sanzioni legate al mancato versamento di tutti i contributi (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
Ancora ieri questa ipotesi era gettonata. Molto dipenderà dalle risorse disponibili alla fine dell’istruttoria tecnica che i vari ministeri stanno conducendo insieme al Mef con tanto di tavoli tematici. Da Addis Abeba il premier Conte esclude che possano spuntare modifiche «significative» alla manovra, che è già «stata elaborata, mediata e studiata». Continuano però a rincorrersi le voci su un ampliamento del Fondo centrale di garanzia delle banche anche per reggere a un eventuale urto dei mercati, ma il Governo smentisce. Il vicepremier Di Maio fa sapere che è al lavoro per abbassare premi Rc auto giudicati «indecenti in alcune zone d’Italia». Sulle tensioni tra esecutivo e Authority, il presidente dell’Upb Pisauro sottolinea di non aver bocciato la manovra ma di non aver «validato» la previsione di crescita: «Noi avvisiamo di cosa succede compiendo certe scelte».
Intanto sempre nel cantiere di manovra e collegati Di Maio rilancia il capitolo Comuni. Rivendica lo sblocco degli «avanzi» (i risparmi bloccati dal pareggio), anche se per il momento vale molto meno dei 2 miliardi indicati dal leader M5S (la copertura 2018 è 140 milioni). E conferma il progetto di riforma del dissesto (anticipato sul Sole 24 Ore del 1° ottobre) con la creazione di una struttura «bad» da affidare alla gestione commissariale mantenendo in vita gli organi politici per la gestione ordinaria. Sul modello di quanto accaduto a Roma.
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