La ex moglie che per “dispetto” si libera degli oggetti appartenenti al marito, rifiutando la restituzione rischia una condanna per appropriazione indebita. E il reato scatta anche se l’uomo “parcheggia” le sue cose in cantina e le reclama a distanza di due anni. È quanto avvenuto nel caso esaminato, in cui l’uomo aveva chiesto di riavere i suoi beni - custoditi in un locale nella disponibilità della ex dolce metà - a 24 mesi di distanza dal provvedimento di separazione con il quale il giudice lo autorizzava a recuperarli. Un argomento che la difesa della donna aveva utilizzato per contestare la tardività della querela arrivata a due anni dalla separazione: un tempo troppo lungo per contestare il reato. La Cassazione non la pensa così. Per i giudici l’inversione del possesso “incriminata” era scattata quando l’uomo aveva comunicato alla ex moglie la sua intenzione di andare a prendere gli oggetti e si era sentito rispondere che la cantina era stata svuotata, proprio per impedirgli di riaverli.
Una ripicca che la donna paga con una condanna penale, anche se i giudici gli concedono la sospensione condizionale della pena. Le ex vendicative sono avvertite, vestiti e cose varie di proprietà dell’ex devono tornare al legittimo proprietario. Una strada per evitare strascichi penali raggiungendo l’obiettivo di liberare gli spazi é mettere nero su bianco un “invito” allo sgombero. Ma la moglie dispettosa “reo confessa” non può essere assolta.
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