Sarà il giudice europeo a decidere sul caso Berlusconi-Mediolanum. Una querelle giudiziaria nata dopo il provvedimento della
Banca d’Italia del 2014 che imponeva a Fininvest di cedere le quote oltre il 9,9% in Mediolanum a seguito della condanna
per frode fiscale dell’ex presidente del Consiglio. Oggi il giudice
europeo, chiamato ad accertare se la competenza a valutare l'ottemperanza della precedente sentenza del Consiglio di Stato
(che dava ragione a Berlusconi) sia dello stesso giudice italiano oppure di quello europeo, ha deciso che «solo la Corte
di giustizia dell'Ue è competente a valutare se la legittimità della decisione della Bce che si oppone all'acquisizione di
una partecipazione qualificata in Banca Mediolanu m da parte di Fininvest e di Berlusconi sia
inficiata da eventuali vizi degli atti preparatori della Banca d'Italia”. E che è irrilevante «la circostanza che un giudice
nazionale sia stato investito di un'azione quale l'azione di ottemperanza».
Una battaglia giudiziaria lunga quattro anni
Dagli anni ’90 Silvio Berlusconi deteneva, per mezzo di Fininvest, circa il 30% di Mediolanum, holding che controllava
Banca Mediolanum. Dopo la condanna per frode fiscale, per la Banca d’Italia non era più soddisfatto il requisito dell’onorabilità
in capo a Berlusconi, previsto dalla legge. Pertanto, nel 2014, Via Nazionale ha deciso che la partecipazione di Fininvest
in Mediolanum eccedente il 9,999% doveva essere ceduta. Berlusconi e Fininvest si sono rivolti alla giustizia amministrativa
italiana, vincendo, il 3 marzo 2016, dinanzi al Consiglio di Stato. Nel frattempo, Mediolanum è stata riassorbita da Banca
Mediolanum, con la conseguenza che Fininvest si è ritrovata ad essere titolare di una partecipazione qualificata nel capitale
di una banca. Il 25 ottobre 2016, la Bce, su impulso della Banca d’Italia, si è opposta alla detenzione da parte di Fininvest
di una partecipazione qualificata (oltre il 9,9%) in Banca Mediolanum. Dopo il ricorso presentato dai legali di Silvio Berlusconi
per ottenere l'ottemperanza della sentenza del giudice italiano che aveva dato ragione all'ex presidente del Consiglio, la
questione è stata rimessa dal Consiglio di Stato in via pregiudiziale
alla Corte di giustizia del Lussemburgo. Berlusconi e Fininvest hanno inoltre impugnato la decisione della Bce. Il Consiglio
di Stato ha rinviato in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia per decidere sulla competenza.
Per la Corte Ue irrilevante l’ottemperanza davanti al giudice italiano
Con la sentenza di oggi, la Corte ha constatato che l’articolo 263 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea
conferisce ai giudici dell'Unione una competenza esclusiva per quanto riguarda il controllo di legittimità sugli atti adottati
da un'istituzione dell'Unione, qual è la Bce. In particolare, ha sottolineato che «l'efficacia di un procedimento che implica
la competenza decisionale esclusiva di un'istituzione dell'Unione presuppone necessariamente un controllo giurisdizionale
unico, al fine di evitare divergenze di valutazione circa la legittimità della decisione finale, in particolare quando quest'ultima
accoglie l'analisi e la proposta di un'Anc (cioè l’Autorità nazionale competente, ndr)». La Corte ha spiegato che «la Bce
ha competenza esclusiva a decidere se autorizzare o meno l'acquisizione di cui trattasi al termine del procedimento in questione,
previsto nell'ambito del meccanismo di vigilanza unico dell'unione bancaria, sul cui funzionamento efficace e coerente la
Bce è tenuta a vigilare» . Ne consegue che solo il giudice dell'Unione è competente a valutare sulla legittimità della
decisione della Bce del 25 ottobre 2016 e di decidere se sia inficiata o meno da vizi degli atti preparatori emanati dalla
Banca d'Italia. Questi ultimi non potranno quindi essere oggetto di un controllo di legittimità da parte dei giudici nazionali.
Ed «è irrilevante, al riguardo, la circostanza che un giudice nazionale sia stato investito di un'azione quale l'azione di
ottemperanza».
Le conclusioni dell’avvocato generale accolte dalla Corte Ue.
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