La febbre da fattura elettronica sta salendo con quasi 1,5 milioni di documenti già transitati in tre giorni. Anche se il vero banco di prova ci sarà la prossima settimana, alla ripresa piena delle attività: in alcuni casi, come quello delle «pompe bianche» o delle piccole attività commerciali, qualche segnale di sofferenza minimo, manifestato in queste ore, potrebbe trasformarsi in un test più difficile sui nuovi adempimenti.
Fattura elettronica, l'ABC per capire la rivoluzione
Intanto, sui social network anche nella giornata di giovedì non sono mancate segnalazioni di qualche problema, con tanto di screenshot su temporanee indisponibilità del portale «Fatture e corrispettivi». All’amministrazione finanziaria non risultano, però, criticità nonostante appunto il milione e mezzo di e-fatture già transitate da inizio anno.
Sogei ha inserito delle sonde nei server per riscontrare in tempo reale l’andamento e, come recita il comunicato diffuso dall’Agenzia nella serata di ieri, il partner tecnologico non ha rilevato «alcun problema tecnico o rallentamenti». Inoltre dalle Entrate fanno sapere che «i centri multicanali dell’Agenzia non hanno ricevuto segnalazioni di malfunzionamenti. Per il 97% dei documenti inviati è stata già resa disponibile la ricevuta dell’invio prima degli ordinari cinque giorni» previsti dal provvedimento del 30 aprile 2018.
Osservatorio commercialisti
Per sentire il polso di chi sta operando con il nuovo meccanismo, partiamo dai commercialisti. Il consigliere nazionale Cndcec
con delega alla fiscalità, Maurizio Postal sottolinea che «qualche piccolo intoppo in questi primi giorni c’è sicuramente
e potrebbe creare un arretrato, che andrà gestito con attenzione nei prossimi giorni». Il caso più rilevante è quello degli
esercizi commerciali (come un ristorante o un rivenditore di articoli elettronici) ai quali viene richiesta la fattura elettronica,
senza che si siano già attrezzati. In queste situazioni si possono percorrere soluzioni tampone, come il rilascio di una copia
di cortesia cartacea, sulla quale apporre la dicitura «segue fattura elettronica».
La prova d’acquisto
Un problema segnalato, in termini molto simili, anche dal responsabile politiche fiscali di Cna, Claudio Carpentieri: «In
queste situazioni c’è anche il problema di non avere da subito a disposizione una prova di acquisto, necessaria ad esempio
per la garanzia. E c’è anche da chiedersi cosa fare con le fatture in caso di eventuale blocco dello Sdi o dei sistemi elettronici
delle imprese». Mentre, sempre sul fronte dei più piccoli, Confesercenti parla di avvio «tutto sommato positivo, anche se segnato da qualche intoppo tecnico e qualche incertezza degli operatori».
Il rodaggio dei software
Anche le software house sorvegliano questa fase di debutto e per ora non hanno riscontrato particolari criticità. Roberto Bellini, direttore generale di AssoSoftware, sottolinea: «Stiamo
monitorando ora per ora la situazione. Al momento non rileviamo particolari problemi. I tempi di consegna della ricevuta da
parte dello Sdi sono nella norma. Ci sta che questi primi giorni siano di rodaggio. Vedremo l’impatto dalla prossima settimana
quando ci sarà un ritorno a regime di tutta l’attività dopo le festività natalizie».
L’attesa per la ricevuta di consegna
I tempi di risposta dello Sdi e il possibile ritardo nell’invio dei documenti elettronici ai destinatari sono al centro delle
preoccupazioni di Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi del consulenti del lavoro: «Al momento ci risultano molte
fatture inviate nel 2019 allo Sdi ma per le quali non abbiamo ancora ottenuto le ricevute di consegna. Questo ci fa pensare
che i nostri richiami dei mesi scorsi alla prudenza sull’entrata in vigore del nuovo sistema fossero corretti».
Lungaggini presso i benzinai
Anche in questo caso, però, c’è da vedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Quando sarà messo alla prova un fronte che è sicuramente
a rischio di grandi difficoltà gestionali: quello delle pompe bianche, i piccoli benzinai scollegati dal circuito dei grandi
marchi. Qui il nuovo adempimento si combina al pensionamento definitivo della scheda carburante. «Per noi il problema - spiega
il presidente di Faib, Martino Landi - è rappresentato da quei casi nei quali i clienti con partita Iva devono comunicare
i loro dati per intero, costringendo i gestori all’inserimento manuale. Per adesso c’è solo qualche piccolo intoppo che, però,
alla piena ripresa delle attività potrebbe assumere proporzioni più rilevanti».
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