È ufficiale, l’Inps lo ha comunicato anche attraverso i suoi canali social: il voucher babysitter non verrà prorogato e, dunque, decade la sola reale alternativa al congedo parentale facoltativo. Potrà beneficiare del contributo solo chi ha già presentato domanda. Le neo-mamme che avranno l’intenzione o la necessità di tornare al lavoro dopo la maternità obbligatoria, lo dovranno fare totalmente a loro spese.
#ATTENZIONE #voucherbabysittingasilonido Il contributo baby sitting o asilo nido NON è stato prorogato per il 2019.… https://twitter.com/i/web/status/1083703117269659648
– INPS(INPS_it)
La misura riconosceva alla lavoratrice (dipendente, autonoma o imprenditrice) un contributo mensile pari a massimo 600 euro per un periodo non superiore a sei mesi, in sostituzione - anche parziale - al congedo parentale, da impiegare nei servizi per l’infanzia (baby sitter ma anche asili nido). Con l’ultima legge di Bilancio, però, non è stato rinnovato il contributo introdotto in forma sperimentale dalla riforma Fornero (articolo 4, comma 24, lettera b), della legge 92/2012) per il triennio 2013-2015 e poi prorogata prima per il 2016 ('articolo 1, comma 282, della legge 208/2015) e successivamente per il 2017 e il 2018 (articolo 1, comma 356, della legge 232/2016). Nell’ambito delle politiche dirette alla conciliazione vita-lavoro, questa misura negli ultimi anni ha incontrato il crescente interesse delle neo-mamme: nel 2017 sono stati erogati voucher per 29,4 milioni di euro, a una platea stimata di circa 8.100 beneficiarie.
Il passo indietro su questa misura si affianca ad altre scelte che questo Governo ha messo in campo sul fronte della famiglia.
Viene chiuso il rubinetto anche agli sgravi contributivi previsti, per il triennio 2016-2018, dal Fondo per la
contrattazione di secondo livello e destinati alla promozione della conciliazione tra lavoro e vita privata (Decreto 12 settembre
2017) che di fatto venivano applicati per sostenere le aziende che adottano misure di conciliazione tipiche come il part-time
o lo smart working.
«L’annullamento del contributo - afferma Benjamin Suchar, fondatore di Yoopies, una delle principali piattaforme web per l’assistenza all’infanzia - lascia l’amaro in bocca, soprattutto all’interno di un contesto europeo in cui altri Paesi garantiscono politiche sociali ed economiche volte a favorire il binomio mamme/lavoro, permettendo addirittura di dedurre dal reddito complessivo un’alta percentuale dei costi per la custodia dei bambini - e non solo parte dei contributi previdenziali come avviene in Italia».
In parallelo, però, vengono rinnovati e potenziati altri strumenti: il bonus nido che sale a 1.500 euro per il 2019 e le cui domande potranno essere inviate dal prossimo 28 gennaio sul portale Inps; il bonus bebé che viene prorogato per i nati (o adottati) nel 2019 fino al compimento del primo anno di età e che viene aumentatodel 20% in caso di secondo figlio. Viene poi introdotta la possibilità, molto discussa, per la donna lavoratrice di andare in ufficio fino al parto, anche al nono mese di gravidanza, purché ci sia l’ok del medico. E infine sale a cinque giorni il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente, da fruire entro i cinque mesi dalla nascita del figlio. A tutto questo, infine, si affianca la scelta di dare un terreno demaniale a chi mette al mondo il terzo figlio (o più) in concessione gratuita, per un periodo non inferiore a venti anni, abbinato a una serie di incentivi all’avvio dell’attività agricola.
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