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Scontri Liverpool-Roma: via libera all’estradizione…

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mandato d’arresto europeo

Scontri Liverpool-Roma: via libera all’estradizione dell’ultrà giallorosso

Dirigenti della Roma e del Liverpool mostrano cartelli d’incoraggiamento per il tifoso ferito (Afp)
Dirigenti della Roma e del Liverpool mostrano cartelli d’incoraggiamento per il tifoso ferito (Afp)

Via libera della Cassazione alla consegna alla Gran Bretagna, nell’ambito del mandato d’arresto europeo, di un tifoso ultrà giallorosso con l’accusa d adunata sediziosa e lesioni aggravate: fatti commessi prima della partita di Champions League Liverpool Roma, giocata nella cittadina inglese lo scorso 24 aprile. Scontri nei quali era rimasto gravemente ferito un supporter del Liverpool. La decisione della Suprema corte, che ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’estradizione, arriva dopo la condanna, da parte dei giudici inglesi, di altri due ultrà romanisti, riconosciuti responsabili solo per tafferugli. L’imputato sarà riconsegnato all’Italia al termine del procedimento che lo riguarda. La Corte d’Appello aveva dato il via libera alla consegna.

La Cassazione ha respinto l’istanza della difesa dell’imputato di spostare il processo, a causa di un possibile deficit di garanzie dovuto alla brexit e, in particolare, alla bocciatura da parte del parlamento Britannico di un piano concordato con la Ue per il ritiro del Regno unito. Rischi che la Cassazione non vede, anche alla luce della rassicurazioni date dalla Corte di giustizia di Lussemburgo che, con una sentenza del 19 settembre 2018 - interrogata dal giudice Irlandese sull’effetto brexit - ha escluso che il recesso del Regno unito possa influire sul principio fondamentale della reciproca fiducia fra Stati membri e, in particolare, in relazione allo «spazio di libertà, sicurezza e giustizia».

La brexit non è dunque una circostanza eccezionale, tale da interferire con la consegna nell’ambito del Mae. Non passa neppure la tesi della difesa sull’insufficienza degli elementi indiziari del reato contestato. Per la Suprema corte la Corte d’appello ha correttamente valutato gli elementi indiziari forniti dallo Stato richiedente e la relazione trasmessa dai giudici britannici, costituiti dalle videoriprese dell’aggressione effettuate con le telecamere presenti sul posto e dalle dichiarazioni di un ufficiale della polizia giudiziaria, che aveva identificato l’imputato, nonostante il volto travisato.

Dopo la sentenza della Cassazione la posizione dell’ultrà si aggrava. La Suprema corte ha accolto infatti il ricorso del procuratore generale che configurava anche il reato di adunanza sediziosa - esclusa dalla Corte d’appello, per l’assenza del requisito della “doppia incriminabilità”. La Cassazione aderisce alla tesi del Pg secondo il quale il reato di “violent disorder”, per il quale l’autorità giudiziaria inglese procede, scatta quando tre o più persone commettono o minacciano di commettere atti violenti e può dunque essere assimilato alla”radunata sediziosa” prevista dal nostro Codice penale.

La Cassazione precisa che, per il requisito della “doppia incriminabilità”, non serve un’esatta sovrapposizione tra le norma interna e quella dello Stato richiedente ma basta che il fatto sia punibile come reato nei due ordinamenti.

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