Non corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio ma corruzione per l’esercizio della funzione. La Corte di cassazione ha depositato le motivazioni con le quali ha alleggerito la posizione del Consigliere regionale - in quota Pdl Forza Italia - Adriano Palozzi, indagato all’inizio per il reato più grave, nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma e su un progetto immobiliare presso il Comune di Marino, che lo aveva portato agli arresti domiciliari con l’accusa di aver ricevuto 25 mila euro dall’imprenditore Luca Parnasi.
Per la Suprema corte, che rinvia al Tribunale di Roma, la dazione illecita di denaro non può essere collegata ad un presunto sostegno per la realizzazione dello stadio del club giallorosso, perché il progetto era già andato in porto. Né è inquadrabile in un patto corruttivo il piano per il comune di Marino. Alla luce della riforma Severino i fatti contestati all’amministratore locale si inquadrano perfettamente nell’articolo 318 del Codice penale: vendita della funzione pubblica. Per la Cassazione Palozzi, secondo gli indizi, si sarebbe genericamente messo a disposizione del privato, con l’impegno a compiere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla funzione esercitata. Ma senza promettere né tantomeno compiere atti contrari ai doveri d’ufficio.
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