Giovani, donne, residenti al Sud: ecco l’identikit dei lavoratori dipendenti che hanno uno stipendio annuo inferiore ai 10mila euro. Lavorano soprattutto tra hotel e ristoranti, per attività sportive e di intrattenimento, con contratti di apprendistato, stagionali, a tempo determinato. Nelle Regioni, l’incidenza maggiore è al Sud: il record va alla Calabria (45%), seguita da Sicilia, Puglia e Campania (al 40%). Una platea che guadagna meno del reddito di cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà prevista dal decreto 4/2018 e per la quale è possibile fare richieste dal 6 marzo scorso. Se consideriamo che il reddito di cittadinanza consente di arrivare a 780 euro al mese, per un anno si raggiungono i 9.360 euro netti, che corrispondono a un importo lordo di poco superiore ai 10mila euro.
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Ebbene, tra gli oltre 15 milioni di dipendenti del settore privato (esclusi operai agricoli e domestici) con almeno una giornata retribuita nell’anno - secondo l’osservatorio Inps riferito al 2017 - ce ne sono 2,4 milioni con una retribuzione (imponibile ai fini previdenziali), inferiore ai 5mila euro anni e 1,85 milioni tra 5mila e 10mila. In totale si tratta di 4,26 milioni di lavoratori. Di questi, secondo l’Inps, appena il 9% ha lavorato tutto l’anno, il 20% tra tre 6 e 12 mesi, il 27 tra 3 e 6 mesi e il 44% meno di tre mesi.
Se consideriamo, poi, solo i lavoratori dipendenti a orario pieno, quelli che guadagnano meno del reddito di cittadinanza sono poco più di un milione e mezzo su un totale di 10 milioni di dipendenti full-time del settore privato.
Mettendo sotto i riflettori l’intera platea dei lavoratori dipendenti “tracciata” nel database dell’Inps, dall’analisi settoriale emerge che i lavoratori che guadagnano meno del reddito di cittadinanza hanno un peso maggiore nel comparto di hotel e ristoranti, dove rappresentano il 60% di tutti i lavoratori del settore, ma anche nelle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (58%), nelle agenzie di viaggio (45%), nell’istruzione privata (37%) e nell’edilizia (29%).
Spostando il focus sulle classi di età, balza agli occhi la grande incidenza di chi guadagna poco tra le categorie di lavoratori più giovani: tra gli under 19 che lavorano, quasi tutti (il 92%) guadagna meno di 10mila euro l’anno; tra il 20 -24enni la percentuale è ancora alta (60%) e poi si scende al 39% tra i 25-29enni e al 29% tra i 30-34 enni.
Tra le donne le lavoratrici con meno di 10mila euro l’anno sono il 35% , mentre tra i lavoratori uomini si scende al 23%.
Se consideriamo poi le qualifiche, a registrare il maggior numero di lavoratori sotto i 10mila euro annui è la categoria degli apprendisti (45%): una logica conseguenza del fatto che la formula del contratto di apprendistato permette al datore di lavoro di sottoinquadrare il giovane apprendista fino a due livelli inferiori rispetto a un lavoratore che svolge la sua stessa mansione.
La presenza di lavoratori che guadagnano meno di 10mila euro è forte anche tra gli stagionali (71%) e tra quelli contratto a tempo determinato (61%).
Sul territorio, infine, se consideriamo il totale di lavoratori, regione per regione, la forchetta va dalla Lombardia, dove il 21% dei dipendenti guadagna meno di 10mila euro l’anno, alla Calabria, dove si arriva al 45 per cento.
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