Trentasei milioni in banconote false da 50 euro sequestrati in una stamperia clandestina a Pomigliano d’Arco. È il bottino di un’operazione conclusa dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli venerdì scorso, con un’irruzione nell’opificio in piena attività. Un sequestro record: il valore delle banconote false rinvenute nel corso dell’operazione è tre volte superiore a quello di tutti i sequestri effettuati dalla Guardia di finanza nel corso dei diciassette mesi che vanno dal 1° gennaio 2017 al 31 maggio 2018, 12 milioni di euro requisiti in poco meno di seimila interventi, con 65 arresti.
La stamperia - allestita al piano terra di un edificio ufficialmente adibito alla lavorazione della carne - è uno dei pianeti della galassia Napoli Group (si veda l’articolo sopra), specializzato nella produzione di banconote false iper sofisticate. «La Campania, la Lombardia e la Puglia sono le regioni maggiormente caratterizzate dal fenomeno -conferma il colonnello Massimiliano Di Lucia, capo Ufficio tutela, economia e sicurezza, III reparto operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza -. Nell’area di Napoli, in particolare, lavorano veri e propri artigiani della contraffazione nummaria».
Secondo Di Lucia, questi grandi quantitativi di banconote false sono prodotti dietro commessa, spesso da parte di organizzazioni criminali: «Gli ordinativi arrivano da pochi clienti, qualificati, che a loro volta rivendono partite più piccole a una rete di distribuzione sempre più capillare», spiega il colonnello. Un network che si sta espandendo anche grazie alle nuove tecnologie e, in particolare, sfrutta le potenzialità del canale web. Il monte di questa filiera illecita, infatti, può utilizzare la parte “sommersa” e non indicizzata di internet (il cosiddetto dark net o deep web) per dialogare con un pubblico di compratori più ampio. Nel 2018, per esempio, la Gdf ha smantellato una consorteria criminale che, sempre nel napoletano, commercializzava banconote false via deep web, ricevendo il saldo in bitcoin. Si conferma così il ruolo delle criptovalute nei business illeciti.
Il fine ultimo di chi effettua ordinativi massicci di denaro contraffatto non sono né i finanziamenti illeciti né il riciclaggio - quest’ultimo è uno scopo indiretto, poiché il money laundering interessa i ricavi della vendita di soldi falsi - ma quello di arrivare sul mercato: «L’utilizzo finale dei singoli biglietti falsi avviene negli acquisti, sfruttando la scarsa attenzione del pubblico, nei distributori automatici e nelle macchinette “cambia denaro” che non sono dotati di tecnologie anti contraffazione», dice Di Lucia.
Ma quanto denaro contraffatto arriva a destinazione e, quindi, in negozi, ristoranti, mercati? Nel 2018 la Banca d’Italia ha ritirato dalla circolazione più di 108mila banconote false, per circa 5,5 milioni di euro. Un numero nettamente inferiore rispetto a quelle ritirate nel 2014: 170.134 banconote di diverso taglio, del valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro. A incidere sulle quantità circolanti potrebbe essere la diffusione dei pagamenti digitali. Un segmento in cui l’Italia ha ampio margine di miglioramento: secondo l’Osservatorio Community Cashless Society 2019 il contante in circolazione in Italia continua a crescere e il rapporto con il Pil, pari all’11,8%, è tra i più elevati dell’Eurozona.
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