La morte di Erika Pioletti è stata una diretta conseguenza dell'uso dello spray urticante spruzzato in piazza San Carlo a Torino in occasione della partita Juventus-Real Madrid. Con queste motivazioni la Corte di cassazione ha confermato l'accusa per il reato di omicidio preterintenzionale a carico di uno dei cinque imputati per aver provocato il caos che comportò la morte della ragazza e oltre 1.500 feriti, tra le persone che assistevano finale di Champions League, giocata il 3 giugno 2017 . I giudici hanno respinto il ricorso teso a contestare l'omicidio preterintenzionale invece che il reato previsto dall'articolo 586 del Codice penale di «morte come conseguenza di altro reato». Ad avviso del ricorrente, infatti, obiettivo della banda, era "solo" quello di rapinare cellulari e portafogli.
Per i giudici sulla decisione, raggiunta nell'udienza dell'11 dicembre scorso, non incide la circostanza che la morte della spettatrice, avvenuta dopo due giorni dai fatti, non sia stata determinata dallo spray urticante ma dall'effetto domino creato, nell'immediatezza, dal panico che si era scatenato dalla folla. Per la Suprema corte c'è un nesso di causa effetto con l'azione messa in atto. E il ricorrente deve rispondere della morte della donna «come se quest'ultima fosse stata l'effettiva destinataria della sua offesa». Proprio ieri i Pm Paolo Scafi e Roberto Sparagna hanno richiesto, nel processo che si tiene a Torino, condanne comprese tra i 14 anni e 8 giorni e 14 anni e 20 giorni per i quattro rapinatori di origini marocchine accusati di aver provocato il panico in piazza San Carlo.
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