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Irpef, Milano record: 11.271 euro. Nelle città pressione…

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L’ITALIA DELLE TASSE

Irpef, Milano record: 11.271 euro. Nelle città pressione tra 25 e 34%

Il conto dell’Irpef nelle città cresce insieme al reddito medio, e questa tutto sommato resta una “buona notizia” perché indica che il sistema fiscale continua ad avere una certa razionalità nonostante i colpi subiti negli anni. Il problema è che il conto, tra imposta nazionale e addizionali di Regioni e Comuni, è sempre alto. Anzi, è altissimo nelle aree più ricche, che trovano il record a Milano con 11.271 euro di Irpef media per contribuente e un peso sul reddito dichiarato che arriva al 34,5%. Ma anche ad Andria, la cenerentola dei redditi 2017 insieme a Barletta e Trani, l’imposta si fa sentire: chiede in media 3.396 euro su redditi che non arrivano a 22mila euro pro-capite. Anche lì, insomma, il fisco chiede un euro ogni quattro.

L’IRPEF PROCAPITE NEI CAPOLUOGHI DI PROVINCIA
Il valore dell'Irpef media (statale e addizionali locali) in rapporto ai redditi nei capoluoghi di Provincia

La geografia comunale dell’Irpef che si può ricavare dalle tabelle diffuse in settimana dal dipartimento delle Finanze conferma i problemi dell’Italia fiscale. Un’Italia divisa in due, con Milano lepre seguita da Bergamo e Monza. Ma anche un’Italia ineguale sul piano delle richieste tributarie. A Roma, per esempio, il reddito medio si ferma a 6.500 euro abbondanti sotto ai livelli milanesi. Ma il fisco quasi si disinteressa di queste differenze, e chiede ai cittadini della Capitale il 33,5%, cioè solo un punto percentuale meno della pressione Irpef meneghina. “Merito” delle super-addizionali regionali e comunali, che soprattutto al Campidoglio servono per puntellare bilanci complicati più che a garantire servizi in linea con il conto Irpef.

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Con il federalismo al contrario che caratterizza il Paese, insomma, abitare in posti tranquilli o problematici sul piano dei conti pubblici fa la differenza. Per misurarla basta confrontare Napoli e Biella. Nelle due città l’Irpef media è quasi identica, pochi spiccioli sopra i 6.500 euro all’anno: ma nel capoluogo campano questa cifra vale il 31,5% del reddito, mentre in Piemonte si ferma al 28,8%. Dove conti e servizi zoppicano, insomma, il fisco chiede di più anche a chi ha di meno.

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Intanto la forbice aumenta. A mantenere Milano in cima alla classifica c’è un ritmo di crescita dei redditi che non è stellare (+1,9%), ma che basta a portarla al terzo posto nella graduatoria delle variazioni percentuali. Meglio di lei fanno solo Como (+2,8%) e Ferrara (+2,7%). Da segnalare il quarto posto di Vibo Valentia (+1,5%), che però in valori assoluti rimane 97esima tra i 109 capoluoghi per reddito procapite (18.963 euro). I segni meno dominano invece a L’Aquila, unica città che registra una perdita di imponibile medio superiore all’1% (-1,3%). Ma a conferma della stagnazione italiana, anche in un 2017 relativamente brillante per il Pil (+1.6%), in 73 capoluoghi la variazione di reddito non va oltre lo 0,5%.

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