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Vittorio Emanuele di Savoia non ha diritto all’oblio su Cavallo

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Diritto di cronaca

Vittorio Emanuele di Savoia non ha diritto all’oblio su Cavallo

L’assoluzione definitiva dall’accusa di omicidio non comporta il diritto all’oblio per la tragica vicenda dell’Isola di Cavallo da parte di Vittorio Emanuele di Savoia. Tuttavia proprio l’assoluzione ottenuta in Francia per la morte del giovane tedesco Dirk Hamer ucciso da un colpo di carabina, ha indotto il Savoia ad avere la “ragionevole convinzione” di essere diffamato quando Birgit Hamer, sorella di Dirk, ha rievocato la «sua penale responsabilità», sia pure se basata su elementi oggettivi.

Con queste motivazioni, depositate oggi, la Cassazione ha respinto il ricorso della Hamer contro il proscioglimento del Savoia dall’accusa di calunnia per averla querelata pur sapendola innocente. La Procura della Suprema Corte aveva invece ritenuto sussistente la calunnia e si era schierata dalla parte della Hamer. Insieme ad alcuni giornalisti de “Il Fatto Quotidiano”, la sorella di Dirk era stata prosciolta dal reato di diffamazione per aver riproposto nel libro “Delitto senza Castigo” la tesi della colpevolezza di Vittorio Emanuele. Una tesi basata sulle intercettazioni fatte nel carcere di Potenza, dove era stato lo stesso Savoia, a dire - presumibilmente riferendosi ai fatti avvenuti a Cavallo nel 1978 - di aver «avuto torto» e di aver “fregato” la giustizia francese.

Dopo l’archiviazione, la Hamer a sua volta aveva denunciato Vittorio Emanuele per calunnia, e il Savoia il 20 settembre 2017 era stato condannato in primo grado. Poi la Corte di Appello di Roma, il 18 maggio 2018, lo aveva assolto ritenendo che nell’accusa di calunnia non ci fosse il dolo: essendo stato assolto con sentenza irrevocabile dall’accusa di omicidio, Savoia credeva fosse suo diritto pretendere che la sua innocenza non fosse più messa in discussione.

Secondo la Cassazione, in questo modo si è dato conto del perchè l’accusa mossa dal Savoia nei riguardi della Hamer, di avere ingiustificatamente offeso la sua reputazione, seppure infondata - vista l’archiviazione del procedimento per diffamazione in virtù del legittimo esercizio del diritto di cronaca - poggiasse non sulla conclusione che lei abbia scritto dati falsi, bensì «sulla prospettazione di avere ella evocato, sulla scorta di dati obiettivi non confutati (il contenuto dell’ intercettazione), la sua responsabilità per l’omicidio del fratello». Rimane il fatto, ricorda la Cassazione riassumendo la sentenza d'appello contestata dalla Hamer, che gli accadimenti di Cavallo non sono «mai stati veramente chiariti» e che i contenuti dell’intercettazione «carpita in carcere» erano tali da «suscitare clamore e nuovi dubbi sul ruolo» del Savoia nella sparatoria. Gli articoli e il libro della Hamer rientravano dunque, come stabilito dai giudici nel diritto di cronaca, ma Savoia non può essere condannato per calunnia, perché la sua querela era basata sulla presunzione di poter vantare un diritto all’oblio, in virtù del verdetto a lui favorevole. Diritto in realtà insussistente a fronte del corretto esercizio del diritto di cronaca.

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