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Sblocca cantieri: fuori dalle gare chi evade le tasse

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la novità nel decreto

Sblocca cantieri: fuori dalle gare chi evade le tasse

Sarà escluso dalle gare chi non ha pagato tasse e contributi previdenzaili. È una delle novità del decreto sblocca cantieri approvato giovedì in Consiglio dei ministri, riunito a Reggio Calabria, a quasi un mese di distanza dalla prima approvazione “salvo intese”. La seconda deliberazione era stata assicurata martedì scorso dal premier Giuseppe Conte al presidente Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha firmato già in serata il provvedimento, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 aprile con il numero 32.

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Durante la lunga gestazione, il provvedimento - che insieme al decreto crescita, secondo il Def, vale lo 0,1% del Pil - è salito da cinque a trenta articoli, inglobando le norme sugli interventi e le agevolazioni fiscali per le aree colpite da terremoti e calamità, da quelli del Centro Italia agli ultimi di Campobasso e Catania. Si semplifica la disciplina, introducendo un regime autorizzatorio differenziato a seconda che si tratti di interventi considerati “rilevanti”, di “minore rilevanza” o “privi di rilevanza” e si prevedono ulteriori misure per potenziare il Sistema nazionale della Protezione civile, attraverso servizi di allarme pubblico.

Ma sono le modifiche al Codice degli appalti e soprattutto l’articolo 4 dedicato a «commissari straordinari, interventi sostitutivi e responsabilità erariali» ad aver agitato le acque nella maggioranza fino all’ultimo momento. Anche qui l’obiettivo generale è la semplificazione. Addio alla soft law: un regolamento unico e vincolante sostituirà le linee guida Anac e gli altri provvedimenti attuativi. Sprint alle procedure di aggiudicazione per le gare sotto la soglia Ue e via l’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori (si veda l’articolo in basso). Spinta alla «rigenerazione urbana» allargando le maglie di demolizioni e ricostruzioni. E un giro di vite in chiave anti-evasori: un operatore economico può essere escluso dalla partecipazione a una gara «se la stazione appaltante è a conoscenza e può adeguatamente dimostrare che lo stesso non ha ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e delle tasse o dei contributi previdenziali non definitivamente accertati». Un comma che non si applica se l’operatore si è impegnato «in modo vincolante» a pagarli, compresi eventuali interessi o multe, o quando il debito si sia comunque estinto prima della scadenza del termine di presentazione delle domande.

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La partita dei commissari per bloccare gli interventi infrastrutturali «ritenuti prioritari» è quella che resta aperta. E spinosa. Il testo prevede che siano nominati dal presidente del Consiglio, su proposta del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli «sentito il ministro dell’Economia». Giovanni Tria, in Aula alla Camera, ha attribuito al decreto lo scopo di «correggere nell’immediato alcune storture del Codice appalti e a velocizzare gli investimenti pubblici che rimangono al centro della strategia del Governo».

I nomi e le opere (le principali stazioni appaltanti, a partire da Fs e Anas, hanno da tempo trasmesso a Conte l’elenco delle loro priorità) arriveranno dunque soltanto successivamente. E l’ombra delle tensioni tra M5S e Lega dopo lo scoppio del caso Siri si allunga anche sullo sblocca cantieri. «Finalmente sembra di essere arrivati in fondo al tunnel», commenta Edoardo Rixi, viceministro leghista alle Infrastrutture. «Ci auguriamo ora un iter rapido in Parlamento e un’individuazione concertata dei commissari. Siano pochi e condivisi». Come a dire: nessuno pensi di escludere la Lega dalla partita. La fiducia tra gli alleati di Governo è ai minimi termini.

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