Quasi otto anni di gestazione. La Superanagrafe dei conti correnti (e non solo, perché censisce tutti i rapporti finanziari), annunciata già dal decreto salva-Italia del Governo Monti come arma finale contro l’evasione, può finalmente partire anche nei confronti delle persone fisiche, tradotto in altri termini verso anche i contribuenti che non hanno partita Iva. Con il via libera del Garante della Privacy all’utilizzo dello strumento in chiave selettiva e di analisi del rischio, l’agenzia delle Entrate e anche la Guardia di Finanza (dopo la modifica del decreto fiscale collegato all’ultima manovra) potranno sfruttare le informazioni sui risparmi degli italiani per cercare di capire chi nasconde molta più ricchezza di quanta ne dichiari o ne faccia emergere. Ma non sarà, e su questo punto si è giocata molta parte dell’interlocuzione anche con il Garante, una pesca a strascico.
Del resto, già la norma originaria era chiara a riguardo. L’enorme mole informativa di dati di sintesi (per essere chiari non ci sono i singoli movimenti in entrata o in uscita sui conti correnti ma solo i saldi a inizio e a fine anno, la somma degli addebiti e degli accrediti e la giacenza media) serve a creare delle liste selettive di contribuenti che poi saranno condivise con gli uffici locali del Fisco per procedere ad approfondimenti e controlli. Il concetto chiave intorno a cui ruota la selezione, così come era stato definito nella bozza di provvedimento delle Entrate sottoposta al parere dell’Authority e redatta all’epoca dell’ex direttore Ernesto Maria Ruffini, la coerenza delle disponibilità dei contribuenti persone fisiche (risultanti appunto dalla Superanagrafe) con le fonti di entrata e di uscita riconducibili, quantificate in base agli elementi in possesso dell’amministrazione finanziaria. Proprio questa mancata coerenza può rivelarsi una fonte d’innesco o meglio un segnale da approfondire in sede locale. Quel provvedimento prevedeva un debutto sperimentale per le persone fisiche a partire dal periodo d’imposta 2014. E anche nell’ultimo piano di performance dell’Agenzia l’avvio di questa sperimentazione era subordinata al via libera preventivo della Privacy.
Un passaggio che si accompagna all’attività già avviata nei confronti delle società. La fase 1 dell’utilizzo della Superanagrafe è già partita lo scorso anno con l’incrocio dei dati relativi alle Srl. Anche in questo caso privilegiando situazioni ritenute ad alto rischio di evasione, partendo da chi ha ricevuto ingenti accrediti e ha omesso di presentare la dichiarazione dei redditi e dell’Iva oppure l’ha presentata in parte non compilata. Come anticipato dal direttore dell’Agenzia, Antonino Maggiore, ne è venuto fuori un elenco di 1.200 posizioni potenzialmente a rischio che hanno movimentato sui conti oltre un milione di euro (si veda Il Sole 24 Ore del 10 gennaio scorso). E tra gli obiettivi delle Entrate (questa volta fissato per il 2020) c’è quello di completare la sperimentazione dell’utilizzo della Superanagrafe per le analisi di rischio anche nei confronti delle società che hanno presentato la dichiarazione nel 2017 (periodo d’imposta 2016).
Nella nuova filosofia di implementare la compliance rimarcata anche dall’atto di indirizzo sulle politiche fiscali 2019-2021 emanato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria l’avvio della Superanagrafe può assumere anche un significato in termini deterrenti a non evadere o a promuovere l’adempimento spontaneo. Una conferma arriva anche dal fatto che l’utilizzo delle indagini finanziarie, andato scemando negli ultimi anni, è ipotizzato dall’Agenzia a sostegno di appena il 2% degli accertamenti nel 2019 e del 3% sia nel 2020 e nel 2021. Anche perché le indagini richiedono una procedura di autorizzazione preventiva visto che si accede a tutti i singoli movimenti in entrata e in uscita del contribuente. Evidentemente il Fisco ha deciso di scommettere su un’analisi preventiva sempre più mirata e selettiva.
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