Crescono i redditi dei biologi. Il dato è fornito dall’Enpab, l’Ente nazionale di previdenza e assistenza della categoria
che ieri ha approvato il bilancio 2018. L’aumento delle entrate è del 6% per gli uomini e del 5% delle donne, mentre il reddito
medio arriva a 22mila euro l’anno. Si conferma anche per il 2018, quindi, una ripresa dell’attività iniziata dal 2015 dopo
il forte calo registrato negli anni della crisi. Un’altra conferma arriva dal numero degli iscritti, che anche quest’anno
registrano una crescita intorno al 4% rispetto al 2017. In undici anni i biologi che svolgono la libera professione sono passati
da 9.477 a 15.678. La professione di biologo ha vissuto negli ultimi vent’anni una trasformazione importante: l’attività di
laboratorio prima preponderante ora è svolta dal 14% degli iscritti mentre il restante 86% degli iscritti appartiene a diverse
aree della libera professione: molti sono nutrizionisti, ma anche professionisti dell’ambiente, della cosmesi, della farmaceutica,
della genetica.
Dal bilanco emerge che il patrimonio cresce di 40 milioni e arriva a quota 677 milioni mentre il patrimonio netto - ovvero
i risparmi ulteriori rispetto alle somme vincolate alla copertura dei costi previdenziali - si attesta in oltre 97 mln di
euro; le entrate superano i 56 milioni di euro, 3 milioni in più rispetto all'anno passato.
Oltre 3,3 milioni di euro di risparmio accrescono il Fondo per le spese di amministrazione e solidarietà, nonostante siano
aumentate le spese per investimenti a favore dei biologi nell'assistenza e nel welfare (2 milioni).
I proventi finanziari ammontano a circa 12,5 milioni e le rivalutazioni dei montanti hanno superato i 6 milioni assicurati
dal Fondo di riserva che registra comunque nel 2018 una consistenza positiva di oltre 44 milioni di euro. «Questi dati – sottolinea
la presidente Tiziana Stallone - confermano il buon stato di salute dell'Ente che, nonostante un anno caratterizzato da un'influenza
più che negativa delle gestioni finanziarie globali - che hanno portato il nostro legislatore a legittimare deroghe nella
“contabilizzazione” del valore dei titoli in portafoglio, evitando la registrazione delle perdite - ha garantito l'adeguamento
dei contributi ad una percentuale di rivalutazione finalmente più che raddoppiata rispetto allo scorso anno, a beneficio delle
prestazioni pensionistiche future, e ha mantenuto un patrimonio netto addirittura eccedente per la sostenibilità dell'Ente».
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