Ritengo che la nostra categoria abbia un problema di posizionamento generale e quindi sia di competenze che di struttura. Per le prime, poco appassiona la querelle sulla specializzazione che è solo una spendibile (?) declinazione di queste, la soluzione è paradossalmente banale. È sufficiente la formazione. Alta quanto ciascuno desidera o necessita. Alta quanto ciascuno di noi ritiene di voler o poter spendere sul proprio mercato. Più o meno mirata sulle materie ad esso correlate. Occorre scegliere il proprio posizionamento nel mercato.
Accanto alle competenze tecniche molto possiamo fare sugli aspetti comunicazionali, finora ritenuti inutili ma che viceversa sono essenziali, come per tutti gli operatori economici, per comunicare all’esterno le proprie esperienze o competenze e la propria organizzazione.
Accanto a tutto questo questo vi è un problema di strategia.
Soli per vocazione, siamo e saremo sempre più destinati a lavorare insieme. Nessuno di noi può oggi seriamente pensare di essere in grado di affrontare qualsiasi incarico. Non certo per competenza, bensì per organizzazione. Questo ritengo sia oggi il punto più critico nei confronti di tutti i competitor. Anche qui però ciascuno di noi avrà la sua ricetta. Nessuna soluzione politica, di categoria o meno, ridisegnerà i nostri studi. Magari potrà aiutare, o penalizzare, ma il nostro futuro c’è l’abbiamo in mano solo noi con la capacità o meno di intercettare le necessità, e quindi le utilità percepite, dei nostri clienti.
L'intervista con Miani
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