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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:37.
NEW YORK - «Lenti a reagire? Ma se abbiamo dedicato il massimo delle attenzioni alla crisi del Golfo fin dal primo giorno...La verità è che sono arrabbiato e frustrato». Barack Obama è apparso più volte sulla difensiva ieri davanti alle domande aggressive dei giornalisti sulle responsabilità dell'amministrazione per la crisi ambientale nel Golfo del Messico e sul futuro dei progetti di estrazione di greggio in acque profonde, al largo delle coste americane, che Obama autorizzò non più tardi di alcune settimane fa.
La prima misura riparatrice che il presidente ha annunciato nell'attesa conferenza stampa di ieri è stata semplice: il presidente ha annunciato una moratoria per sei mesi delle trivellazioni offshore. Ma quando si è trattato di difendere l'operato dell'amministrazione, convincere è stato più difficile. E dunque Obama come spesso succede in una crisi di immagine, ha cercato uno stratagemma, quello di poter giocare al rilancio. Ha respinto con fermezza le accuse, soprattutto quelle che lo paragonavano a George W. Bush impotente davanti alla furia devastante dell'annunciato uragano Katrina. Ha sostenuto che il suo governo sta facendo ogni sforzo possibile per fermare il disastro ma ha anche detto: «Nel caso vi chiediate chi sia il responsabile, sono io. È mio compito assicurarmi che sia fatta ogni cosa per chiudere questa falla». Ha quindi approfittato per chiedere di rimettere in moto l'iter legislativo per la formulazione di un nuovo progetto di legge sull'energia.
Da una parte dunque Obama ha cercato il rilancio del dialogo per cercare fonti di energia alternativa, dall'altra ha imposto una moratoria di sei mesi per la concessione di nuovi permessi per procedere con nuove trivellazioni in profondità per la ricerca di gas e petrolio. Ha sospeso le esplorazioni previste al largo dell'Alaska nei mari di Chikchi e di Beaufort; ha cancellato la vendita di concessioni al largo della Virginia e quella prevista in agosto per una concessione per l'esplorazione nel Golfo del Messico occidentale: «Ero sicuro che le compagnie petrolifere e coloro che operano in questo settore fossero in grado di poter gestire lo scenario peggiore - ha detto ancora il presidente durante la conferenza stampa - ora purtroppo sappiamo che non è vero. Gli incidenti possono capitare, ma non è ammissibile pensare che possano passare dei mesi prima di arrivare a una soluzione. Forse due o tre giorni, ma mesi! Fino a quando non avrò garanzie adeguate non andremo avanti».