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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2010 alle ore 19:06.
Londra - Lo aveva anticipato al Sunday Times, lo ha confermato al Paese dalla scrivania dell'università di Milton Keynes: Londra soffrirà per riaggiustare conti pubblici in condizioni molto peggiori di quelle ipotizzate dall'uscente governo laburista. David Cameron ribadisce che i tagli e gli aumenti di imposte «colpiranno ogni cittadino del paese. Si tratterà di prendere difficili decisioni in aree di spesa che variano dai salari, ai benefit, alle pensioni».
E questo per far fronte a un deficit pari all'11,1% del pil e a un debito pubblico che in cinque anni avrà un costo in interessi di circa 70 miliardi di sterline. «Le dimensioni dei problemi economici sono molto più ampie del previsto. Nessuno – ha aggiunto – in questo paese ha mai dovuto far fronte ad un quadro peggiore». Cameron ha voluto mettere l'accento anche, anzi soprattutto, sulla debolezza della ripresa che non sarà affatto capace di generare una crescita del 3,25% del pil come immaginato dai laburisti. Molto, molto meno visto anche l'eccentrico apprezzamento della sterlina sull'euro registrato in queste settimane.
Le parole del premier arrivano a pochi giorni dal Budget d'emergenza che il Cancelliere George Osborne svelerà il 22 giugno. Sarà la seconda mossa – la prima si è avuta qualche giorno fa con 6,2 miliardi di tagli alla spesa – della manovra che il governo di Londra intende realizzare per dare una sterzata radicale ai conti. La terza fase si avrà in autunno. Ma ora di allora il quadro dovrà essersi meglio definito con misure che dovranno accontentare sia l'anima Tory sia quella Liberaldemocraticia del governo. E non è affatto facile. Ad aiutare David Cameron e Nick Clegg arriverà probabilmente Lord Browne ex chief exercutive di Bp che potrebbe guidare il team chiamato a individuare le spese più urgenti da tagliare.