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Coro di no al referendum sull'acqua

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 15:59.

Una bocciatura secca del referendum sull'acqua, un sostanziale apprezzamento della riforma dei servizi pubblici locali appena completata con la firma del regolamento attuativo, la riproposizione del tema irrisolto della regolazione nei tre settori dell'idrico, dei rifiuti e del trasporto pubblico locale. La tribuna di Astrid, presieduta ieri da Giuliano Amato e Franco Bassanini, ha evidenziato una sostanziale convergenza bipartisan fra i ministri del governo Berlusconi (Raffaele Fitto, Stefania Prestigiacomo, Andrea Ronchi) e gli esponenti dell'area di centro-sinistra presenti al dibattito (Adriana Vigneri, Enrico Letta, Linda Lanzillotta, oltre allo stesso Bassanini). Un'alleanza in nome delle liberalizzazioni nei servizi pubblici locali e contro il comune avversario della demagogia a piene mani usata dallo schieramento referendario che va da Di Pietro ai verdi all'estrema sinistra. «Considero anacronistico e sbagliato – ha detto subito Franco Bassanini nella sua introduzione – il referendum sull'acqua che ha raccolto molte firme grazie alla colossale mistificazione che con il decreto Ronchi si sarebbe proceduto a una privatizzazione del bene acqua».

Claudio De Vincenti, economista dell'Università La Sapienza di Roma, ha sottolineato nella sua introduzione come i tre settori interessati dalla riforma presentino un fabbisogno complessivo di investimenti per 100 miliardi. «Con il referendum – ha detto – avremo un vero e proprio ritorno indietro verso la gestione diretta dei servizi pubblici da parte dei comuni». Adriana Vigneri, già sottosegretario dei governi di centro sinistra e presentatrice di uno dei primi disegni di legge di riforma insieme a Giorgio Napolitano, ha espresso un giudizio fortemente positivo della riforma varata dal governo Berlusconi, evidenziando però proprio nella regolazione una delle carenze da affrontare. Quanto al referendum, Vigneri l'ha bocciato sostenendo che è il frutto di una cultura fatta di «rinuncia e rassegnazione».
I ministri presenti non si sono sottratti alla discussione anche sui punti critici. Ronchi ha ricordato i pericoli gravi che arrivano dal referendum. «Mi auguro – ha detto il ministro per le politiche comunitarie – che ora cresca una campagna di informazione perché se passa il referendum, è una sconfitta e un danno per la comunità intera».

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Tags Correlati: Adriana Vigneri | Di Pietro | Enrico Letta | Franco Bassanini | Giorgio Napolitano | Partiti politici | Raffaele Fitto | Stefania Prestigiacomo | Università La Sapienza

 

Fitto e Prestigiacomo si sono detti favorevoli a discutere di Autorità di regolazione, ma non hanno mostrato idee convergenti. La discussione nel governo è ancora a una prima fase. Se il ministro degli affari regionali, vero padre della riforma, esprime una valutazione favorevole all'istituzione di un'Autorità indipendente per i tre settori interessati alla riforma, il ministro dell'Ambiente sostiene invece che «l'Autorità non è il primo dei problemi» e ritiene che per il momento possa esser sufficiente rafforzare i poteri di controllo del Coviri, la struttura di vigilanza situata all'interno del suo ministero. Prestigiacomo sottolinea semmai la necessità di riformare la tariffa al più presto, «rendendola più trasparente e sgravandola di alcune voci del tutto improprie». Fitto e Prestigiacomo sono pronti a prender in considerazione anche la possibilità di un'estensione delle competenze dell'autorità dell'energia e del gas, non nascondendosi però le difficoltà di una scelta di questo tipo. «Il punto debole di questa soluzione – ha detto Fitto – sarebbe quello di far rientrare nelle competenze di questa autorità anche settori poco omogenei come i rifiuti e il trasporto pubblico locale». Prestigiacomo ricorda inoltre che la tariffa dell'acqua presenta aspetti di tipo sociale che difficilmente potrebbero essere presi in considerazione da un'autorità indipendente.

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