Il Sole 24 Ore
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2 novembre 2010

Nichi Vendola attacca il premier: le tue dimissioni possono dare coraggio all'Italia migliore


«Ok silvio, hai deciso che vuoi vendola come avversario. Ti daremo la morte». Così Dino Amenduni, creativo dell'agenzia Proforma, che cura la comunicazione internet per Nichi Vendola, a proposito delle dichiarazioni del premier sui gay.

«Caro Presidente Berlusconi - ha poi replicato al premier in un videomessaggio sul suo sito il governatore della Puglia e leader di Sinistra, Ecologia e Libertà - il tempo delle barzellette è finito. Non perché noi di sinistra non sappiamo ridere, ma perché il tuo umorismo, il tuo avanspettacolo continuo, il tuo teatro della virilità, mettono tristezza, sembrano i titoli di coda di un film finito male, vengono percepiti come comportamenti insieme smodati e patetici».

«Le tue barzellette - ha aggiunto il leader di Sel - non possono far ridere un Paese che è stremato, impoverito, spaventato, precarizzato, abbandonato. Ed è imbarazzante il fatto che la contesa politica debba avere per oggetto ninfe, escort, festini a luci rosse, non perchè noi stiamo violando il tuo diritto alla privacy ma perché tu da troppo tempo stai violando i limiti che la legge e il buon senso impongono a chi ricopre ruoli pubblici di primo piano».

Vendola, ribadendo di non aver mai avuto una «avversione preconcetta» verso il premier, sottolinea che è tuttavia «diventato di giorno in giorno più insopportabile lo stile» dei suoi «monologhi» conditi da «battute sessiste», «riferimenti umilianti ai corpi di donna considerati alla stregua di prede», «storielle che grondano antisemitismo», ora «persino con battute omofobe».

«Ma nessuno - ha sottolineato Vendola nel messaggio al premier - ha messo in discussione il tuo orientamento sessuale: piuttosto sono gli abusi di potere, le menzogne, la richiesta di impunità, persino la tua ricattabilità, ecco questi sono i temi a cui non dai mai risposta. Caro Berlusconi, le battute, soprattutto quelle volgari, possono ferire. Eppure dovresti saperlo: quella che tu spacci per galanteria spesso si rivela come molestia, le barzellette razziste sono una minuscola enciclopedia dell'imbecillità. E in quanto i gay, se un tuo figlio, un tuo amico, un tuo ministro lo fosse e non avesse il coraggio di confessartelo pensa a quanta gratuita sofferenza gli staresti infliggendo».

«Tu - ha continuato il leader di Sel - sei l'uomo più potente d'Italia, dovresti persino sentire l'assillo e l'onere di essere un esempio per il nostro popolo, una guida politica e morale. Hai scelto invece di vestire i panni di un Sultano d'Occidente. Ora che il tuo regno smotta paurosamente nel fango e nell' immondizia, ora che molti tuoi generali e caporali cercano di negoziare la propria personale salvezza, sarebbe bello da parte tua un'uscita di scena all'insegna del decoro. Il nostro popolo ha bisogno di pulizia, di verità, di sobrietà, di libertà, di serenità».

«Signor Presidente del Consiglio - è la conclusione di Vendola - le ragazze e i ragazzi nel nostro Paese non vogliono fuggire nè prostituirsi, vogliono una finestra aperta sul proprio futuro. Le tue dimissioni possono dare coraggio all'Italia migliore».


2 novembre 2010