Il Sole 24 Ore
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5 novembre 2010

Renzi e i rottamatori suonano la carica via web: la sfida al Pd parte da Facebook

di Celestina Dominelli


Sarà, sono le sue parole, una «rivoluzione con il sorriso». Anche se per il momento si accontenterebbe di veder realizzato l'articolo 22 dello statuto dei democratici: là dove si dice che «non è ricandidabile da parte del Pd per la carica di parlamentare nazionale ed europeo» chi ha già alle spalle tre mandati. In soldoni, tutto lo stato maggiore di Largo del Nazareno. Che infatti lo ama poco. Ma lui, Matteo Renzi, classe 1975, vulcanico sindaco di Firenze tira dritto e, in barba a chi lo definisce «un giovanotto» (Massimo D'Alema), «populista e demagogico» (Anna Finocchiaro), un primo risultato l'ha già portato a casa: 20mila visitatori in 15 giorni su Facebook per il profilo di "Prossima fermata: Italia", la kermesse promossa a Firenze insieme al consigliere lombardo Pippo Civati.

Tre giorni di non-stop organizzati attraverso il tam tam del web, che è il tratto distintivo del tandem Renzi-Civati. E basta navigare sulla Rete per capire che i rottamatori vogliono rompere con il passato. A partire dall'organizzazione dell'evento, nato su Facebook e che ha già raccolto oltre 2mila sostenitori grazie a un dialogo continuo con i due promotori della kermesse. L'ultimo post del sindaco risale a poco meno di un'ora fa: «Ci siamo, per chi ha voglia di provarci,davvero; per chi non si rassegna; per chi crede a un noie non a tanti piccoli io l'invito è quello di stare, insieme, da stasera, in Leopolda». Dove sono attesi mille tra amministratori e giovani del Pd e 120 interventi, tutti tassativamente di cinque minuti. «Siamo notoriamente un po' maleducati - ironizza Renzi su Facebook -. Quindi al 5° minuto vi zittiamo. Preparatevi, fate le prove davanti allo specchio, costringete il fidanzato a risentirvi il discorso, fate come volete».

Insomma, tutto è un po' fuori dagli schemi. Non c'è, per esempio, un programma canonico «Ci piace poco la parola - avverte il sindaco di Firenze sempre su internet - fin dai tempi delle 281 pagine dell'Unione. Ma non è questo il punto. Il punto è che il programma non c'è». Ci saranno, invece, mille posti a sedere, sette schermi, un'area per bambini con annesso servizio di animazione e babysitteraggio e naturalmente postazioni per interagire via web. Perché è la rete il mezzo scelto dai rottamatori per raccontare «chi siete, quanti siete, cosa portate e dove andate (un fiorino)», scrivono citando una scena cult con Massimo Troisi e Roberto Benigni nell'indimenticato "Non ci resta che piangere". Loro, però, non piangono affatto anzi hanno una meta ben precisa: la Prossima Italia «quella senza sprechi e senza rendite, quella che crede nel merito, nella creatività, nel bene comune e nei diritti per tutti».

Quella "Prossima Italia" che via web elogia i rottamatori. «Matteo for president», si legge sul profilo Fb del sindaco di Firenze. «Ciao Matteo, bene bene continua così, rottamiamoli tutti», si lascia andare qualcuno. Altri invece scherzano su quello di Civati. «Siamo un gruppo di 5 persone di Imola, e domenica verremo. Abbiamo due problemi 1) tutti iscritti al Pd 2) uno del gruppo ha quasi 70 anni. Lo rottamiamo in mattinata alla Leopolda o nel pomeriggio a Ponte Vecchio? Mario». Ma non mancano le critiche. «A Firenze aggredite altre due ragazze. Siamo a 4 in pochi giorni. Signor sindaco, quando le avanza tempo dal giocare al leader nazionale, vorremmo che si occupasse veramente del DEGRADO di Firenze...», scrive Marco Grazzini. Tutto comunque rigorosamente su internet.

Si comincia stasera alle 19.30 all'ex stazione Leopolda del capoluogo fiorentino. Nessuna relazione introduttiva, chiariscono gli organizzatori. «Chi sentisse una struggente nostalgia della serie "Adesso la parola al compagno Tizio per la relazione introduttiva" e via con 42 cartelle in times new roman può evitare di venire alla Leopolda», avverte Renzi. Di cosa si parlerà? Di tutto o quasi. «Diciamo che è democraticamente proibito parlar male dei leader della sinistra -prosegue il primo cittadino -. Meglio non parlarne proprio e concentrarci sull'Italia che vogliamo». Ma quei leader, c'è da scommettere, un occhio alla Leopolda lo lanceranno di certo.


5 novembre 2010