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L'Nba senza sosta a Capodanno: k.o. i Knicks di Gallinari, Belinelli a Boston

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2010 alle ore 10:44.

Menù davvero ricco quello dell'Nba per l'ultimo dell'anno. 8 gare in programma venerdì 31 dicembre, (tra cui la trasferta dei Raptors di Bargani – out per noie a un polpaccio - a Houston e quella degli Hornets di Belinelli a Boston), altrettante domani, a Capodanno. Il modo migliore per la Lega per fare a tutti i fans gli auguri di buon 2011!

Le ultimissime – In nottata spettacolo a Dallas, con gli spurs che sbancano il campo dei Mavericks (93-99): 15 punti per Ginobili, 14 per Parker, 17 Duncan e 21 per l'ex trevigiano Gary Neal, arma a sorpresa della dominante San Antonio di questi tempi. Dallas ancora senza Nowitzki, infortunato. New York va k.o a Orlando (112-103): per Orlando 7 uomini in doppia cifra (Howard 24p + 18r). Per Gallinari 10 punti e 7 rimbalzi, ma appena 5 tiri dal campo in 41 minuti giocati. Nell'altra gara di stanotte, Portland batte Utah 100-89 (Matthews 30, Aldridge 27; Deron Williams 19 + 8 assist)

Heat bollenti - Dopo l'inizio stentato, i Miami Heat del trio meraviglia James-Wade-Bosh hanno infilato 16 successi nelle ultime 17 uscite, di cui 10 consecutivi in trasferta. Il record di dicembre è uno strabiliante 15-1, secondo solo al 16-0 targato Lakers nel 1971. Crescita del gruppo che è coincisa con l'innalzamento del livello di gioco da parte di Wade, semplicemente fenomenale contro Houston: 45 punti con 17/24 dal campo. E la sera prima ne aveva rifilati 40 ai Knicks di Gallinari. Il resto poi, Miami, lo fa in difesa, con coach Spoelstra cui va il merito di non aver perso la testa dopo le feroci critiche di inizio stagione

KG k.o. - Boston cade a Detroit (104-92), ma a far tremare i tifosi Celtics è soprattutto l'infortunio a Kevin Garnett, che si fa male mentre schiaccia e si accascia zoppicante. Paura per il ginocchio infortunato due anni fa, ma gli esami medici parlano di uno stiramento al polpaccio destro, guaribile in un paio di settimane. E allora i trifogli possono continuare a far sogni di gloria, altrimenti difficili senza l'apporto di KG.

Figliol prodigo – A proposito di Orlando. C'è voluto un anno e mezzo di (inutili) peregrinazioni tra Toronto e Phoenix per riportare Hedo Turkoglu all'ovile, cioè in quella Orlando dove il turco sfiorò il titolo nel 2009, stoppato solo dai Lakers. Poi, pochi giorni fa, il clamoroso intreccio di mercato: Orlando cede Vince Carter, Mickael Pietrus, Marcin Gortat e una prima scelta del 2011 a Phoenix per Earl Clark, Jason Richardson e Hedo Turkoglu.E in più i Magic cedono Rashard Lewis a Washington per Gilbert Arenas.In campo il mix di "Agent Zero" e Turkoglu – cui si sommano le capacità balistiche di Richardson – ha subito l'effetto di un balsamo benefico, con Orlando che ha fatto fuori Boston e San Antonio, cioè il meglio che oggi offre la Lega, prima di vincere in trasferta sul campo dei Nets. Con Hedo sempre protagonista, nel ruolo di tuttofare e playmaker occulto. A Orlando sperano ora possa ripetersi la magia di due anni fa. Magari con un epilogo diverso.

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Tags Correlati: Air | Aldridge | Boston | Celtics | Charlotte | Dallas | Derek Fisher | Deron Williams | Detroit | Gary Neal | Kevin Garnett | Kevin Love | Larry Brown | Lewis Rashard | Matthews | Miami Heat | Michael Jordan | Nets | Orlando | Phoenix | San Antonio | Sport

 

LeBron in fuorigioco – Tanto scintillante sul parquet, quanto incerto nelle dichiarazioni fuori dal campo, il Prescelto. L'ultima ha sollevato un polverone. "Quant'era bella l'Nba Anni Ottanta, con tanti campioni concentrati in meno squadre. Sarebbe bello vedere Kevin Love non a Minnesota, ma magari ai Lakers o a Boston, per elevare il livello del gioco e dello spettacolo": questo in sintesi il LeBron pensiero sullo stato dell'arte nella Lega. Intendiamoci: filologicamente, James ha ragione, perché il minor numero di squadre favorisce la concentrazione dei talenti, e fa innalzare il livello del gioco. Ma LeBron non tiene conto di due fattori: 1) il fatto che oggi, rispetto a trenta-venti anni fa, ci sono molti giocatori di area Fiba che recitano un ruolo da protagonista nell'Nba (vedi Nowitzki e Ginobili, tanto per capirci....; 2) le sue parole, con il contratto collettivo in scadenza e la minaccia di sciopero dietro l'angolo, sono musica per le orecchie dei proprietari, che non vedono l'ora di ridurre di qualche unità le 30 franchigie per risparmiarsi qualche decina di stipendi milionari. Non ha caso Derek Fisher, play-guru dei Lakers e presidente dell'assogiocatori, ha suggerito a LeBron di contare fino a dieci prima di dar fiato alle trombe, la prossima volta. Rumors di corridoio assicurano che il messaggio sia arrivato a destinazione

Air flop - Larry Brown non è più il tecnico dei Bobcats. Il 60enne di Brooklyn, che dopo aver guidato Charlotte ai primi playoff della sua storia nella stagione passata quest'anno viaggiava con un record di 9 vinte e 19 perse, ha rassegnato le dimissioni nelle mani del suo presidente, Michael Jordan, che ha dato l'annuncio del divorzio dal coach. "Volevo assicurarmi che foste voi tifosi dei Bobcats a sapere per primi che coach Larry Brown si è dimesso con effetto immediato - ha scritto Jordan in una lettera indirizzata ai fans -. Coach Brown e io concordiamo sul fatto che era necessario un cambiamento. Voglio ringraziare Larry per tutto quello che ha fatto per la nostra squadra. Ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo di questa organizzazione, compreso condurre la squadra per la prima volta ai playoff la scorsa stagione. Sarà per sempre un membro della famiglia Bobcats e continuerà ad essere per me un consigliere prezioso per quello che riguarda la squadra". Campione Nba con Detroit nel 2004, Brown era approdato a Charlotte dopo la stagione 2007/2008, centrando i playoff l'anno passato. Da allenatore dei Bobcats ha ottenuto 88 vittorie e 104 sconfitte. L'addio al coach – sostituito da Paul silas, che ha conquistato due successi in altrettante gare dopo l'insediamento – è solo l'ultimo flop della carriera dirigenziale di "Air" Jordan, che davvero dietro la scrivania non riesce a ripetere i successi ottenuti sul parquet

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