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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 08:20.
Una delle intuizioni centrali della macroeconomia è un fatto ben noto a John Stuart Mill già dal primo terzo del diciannovesimo secolo: ci può essere un notevole scostamento tra domanda e offerta per praticamente tutti i beni e servizi correntemente prodotti (così come fra i tipi di lavoro) se vi è un sufficiente eccesso di domanda per gli assets finanziari. Questa importante verità è causa di gravi problemi. Un eccesso normale di offerta per un qualche sottoinsieme di prodotti presenti sul mercato non è di per se preoccupante quando viene controbilanciato da un eccesso di domanda per altri beni presenti sul mercato.
Mentre i settori che soffrono di domanda insufficiente licenziano, i settori che godono di domanda in eccesso assumono lavoratori. L'economia ritrova un suo equilibrio rapidamente e torna al pieno impiego con una configurazione produttiva e occupazionale che risponde meglio alle attuali esigenze dei consumatori.
Al contrario, un eccesso di offerta controbilanciato da un eccesso di domanda per assets finanziari è l'anticamera di una crisi economica.
In fin dei conti, non è facile per i lavoratori licenziati dai settori in eccesso di offerta incominciare a produrre gli assets (cioè moneta e titoli di debito affidabili) che i mercati finanziari non stanno producendo in quantità sufficienti.
Il flusso di lavoratori che perdono il lavoro eccede quindi il flusso di lavoratori che ne trovano uno e, a causa del calo nell'occupazione e nel reddito, i consumi calano ulteriormente e l'economia si avvita in una spirale che porta verso la depressione economica.
Il primo principio di una sana politica macroeconomica è dunque che, visto che solo il governo può creare gli assets finanziari affidabili che scarseggiano durante una depressione, questo è esattamente ciò che è chiamato a fare. Il governo deve assicurare che l'offerta di moneta combaci con la sua domanda di piena occupazione e che anche l'offerta di strumenti d'investimento sicuri nei, quali gli investitori possano riporre i loro risparmi, sia adeguato alla domanda.
Quanto si sono impegnati i governi di tutto il mondo a svolgere questo compito negli ultimi tre anni?
In Asia orientale (con l'unica eccezione del Giappone) i governi sembrano aver reagito abbastanza bene. La carenza di domanda per beni e servizi presenti sui loro mercati e la disoccupazione di massa non sembrano più minacciare la stabilità macroeconomica della regione. Inondando le loro economie di liquidità, tenendo il loro tasso di cambio a livelli tali da favorire l'export e generando la spesa pubblica necessaria per creare occupazione e produrre degli strumenti d'investimento affidabili i governi locali hanno reso la Grande Recessione in Asia orientale meno grave di quanto non sia stata altrove.