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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 06:36.
BRUXELLES. Dal nostro inviato
Il tedesco Wolfgang Schauble ha messo le mani avanti entrando ieri pomeriggio alla riunione dei 17 ministri finanziari dell'Eurogruppo: «Non ci sarà nessuna decisione oggi, non se ne vede nessuna necessità a breve. L'Efsf non è al momento sotto stress». Quasi una fotocopia i commenti del lussemburghese Jean-Claude Juncker. Il presidente del gruppo ha precisato: «Oggi cominciano le discussioni sulla risposta globale da dare alla crisi», aggiungendo che sul fondo ci sono ancora «divergenze».
Frasi sibilline che in realtà dicono molto di più di quello che apparentemente vorrebbero e cioè che l'idea di aumentare la capacità di finanziamento dell'Efsf e il suo raggio di azione, che a parole ha fatto scandalo mercoledì scorso quando la Commissione l'ha proposta, nei fatti è sul tavolo dei ministri.
Al punto che ieri, un'ora prima dell'inizio dell'Eurogruppo, i sei ministri dei paesi con tripla A (Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, Austria e Finlandia) si sono discretamente consultati tra loro in una riunione separata, la prima del genere, per concertare insieme la difesa del loro comune interesse: recuperare credibilità e stabilità dell'area euro senza però ritrovarsi a dover pagare più caro il finanziamento del proprio debito per andare in aiuto delle economie più fragili del club.
Dunque sì all'aumento della capacità del Fondo europeo di stabilizzazione di erogare prestiti ma senza fretta e studiando formule che non penalizzino in nessun modo i paesi più forti. Come? Si vedrà. Di certo per ora c'è che, in cambio di un maggior impegno finanziario, il gruppo dei Sei guidato dalla Germania intende ottenere maggiori garanzie da parte dei beneficiari in fatto di consolidamento dei conti pubblici, riforme strutturali e convergenza macro-economica, competitività in testa.
Di qui lo scontro con la Commissione Ue. «Barroso complica la situazione con proposte isolate, fatte senza prima consultarsi con nessuno» ha tuonato ieri Schauble. Al contrario del presidente della Commissione che auspica un pronto accordo sul Fondo rafforzato per il vertice Ue del 4 febbraio, Berlino punta a farlo slittare al vertice del 24-25 marzo. Perché?