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Berlino tira la volata al gruppo dei virtuosi

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 07:47.
L'ultima modifica è del 04 febbraio 2011 alle ore 08:51.

BRUXELLES - Fuga in avanti dei 17 paesi dell'area euro sotto la spinta di Germania e Francia e con il sostegno degli altri virtuosi del club della tripla A (Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo) per dar vita a una "cooperazione rafforzata, cioè a un gruppo più integrato e con regole diverse al proprio interno rispetto al resto dell'Unione dei 27. Insomma a un'altra Schengen, questa volta economico-monetaria.

Bce: i prezzi sono caldi ma c'è tempo per la stretta (di Beda Romano)

A parlarne apertamente ieri, alla vigilia del vertice Ue di Bruxelles (in teoria dedicato a energia, innovazione e poi Egitto) è stato Wolfgang Schauble, il ministro delle Finanze tedesco: «È incontestabile che l'area euro debba meglio coordinare le sue politiche economiche, sociali, finanziarie e di bilancio per stabilizzare la moneta comune». Siccome «nell'immediato l'Europa non farà passi avanti», deve partire quanto prima il convoglio della moneta unica.

I giochi non sono ancora fatti. «Cominceremo a discuterne, poi fisseremo i dettagli a marzo», ha dichiarato Angela Merkel da Madrid. Dentro e fuori dall'euro i malumori però sono molti. «Non è che se uno decide gli altri devono seguire. Coordinamento significa discutere insieme», li ha riassunto per tutti Jean-Claude Juncker, il presidente dell'Eurogruppo.

Non è detto che il progetto andrà in porto però ha forti probabilità di riuscirci. Oggi il vertice di Bruxelles potrebbe decidere di convocare ai primi di marzo un summit straordinario dei 17 leader dell'euro: che potrebbe diventare il primo di una serie «con cadenza almeno annuale», secondo Germania e Francia.

Il "patto per la competitività" che oggi Angela Merkel insieme a Nicolas Sarkozy presenterà ai partner Ue è l'ultimo tassello di quel patto globale anti-crisi che già comprende il rafforzamento da un lato della disciplina anti-deficit e debiti pubblici, con la riforma del patto di stabilità, e dall'altro quello del Fondo di stabilizzazione dell'euro. Che potrà concedere crediti a breve ai paesi in crisi per il riacquisto dei bond. Resta invece il no tedesco agli interventi sul mercato secondario. Consumato un clamoroso voltafaccia, il cancelliere tedesco ora fa della difesa dell'euro una delle sue priorità. Finora il prezzo era una severa stretta sui conti pubblici in cambio dell'impegno al salvataggio dei paesi in difficoltà. Ora va molto oltre, tanto da puntare a una cooperazione rafforzata per dribblare ostacoli altrimenti giuridicamente monumentali come l'invasione di campo in settori di esclusiva competenza nazionale, come fisco, pensioni, salari.

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Bce: i prezzi sono caldi ma c'è tempo per la stretta

FRANCOFORTE - È un quadro sempre "incerto" quello tratteggiato ieri dalla Banca centrale europea,

Tags Correlati: Angela Merkel | Bce | Berlino | Bruxelles | Jean-Claude Juncker | Nicolas Sarkozy | Parigi | Politica economica | Romano Beda | Wolfgang Schauble

 

Salvo imprevisti, nel patto tedesco-francese su crescita e competitività non ci sarà niente sulla correzione degli squilibri nei paesi con eccessivi surplus della bilancia dei pagamenti: non sia mai che Berlino rischi di dover aumentare la domanda interna a favore della crescita del resto d'Europa. In compenso ci sarà il codice della sua graduale germanizzazione: emendamenti alle Costituzioni nazionali per trasformare in legge l'azzeramento dei deficit, aumento dell'età pensionabile a misura dell'invecchiamento della popolazione, stop all'indicizzazione dei salari, tassazione armonizzata partendo da quella societaria e fissandone un'aliquota minima, indicatori di competitività (costi unitari del lavoro, investimenti in R&S), possibili sanzioni per chi non si adegua.

In poche parole, governo europeo dell'economia da sempre invocato dalla Francia, anche quella di Sarkozy, però tutto in salsa tedesca. Dopo il criticatissimo patto di Deauville, un altro patto Berlino-Parigi cala sulla testa degli "euronauti". Inviperiti da un egemonismo troppo sfacciato che sgomita in settori sovrani finora tabù. Politica monetaria unica, politica economica e di bilancio unica: binomio ineccepibile, bocciato a Maastricht da una Germania timorosa di finire prigioniera dei vizi "franco-mediterranei". Un secolo fa. Altra Germania, altra Francia. Dopo l'euro tedesco, ora economia e competitività tedesche per tutti: se è Berlino a dettare legge, il binomio diventa perfetto. Per imporre una cooperazione rafforzata, bastano i Sei della tripla A. Pur mugugnando perché regolarmente defraudata del suo potere di iniziativa dalla coppia Berlino-Parigi, la Commissione si accoderà presentando la necessaria proposta ad hoc. Seguiranno gli altri paesi dell'area? Le scommesse sono aperte ma se vorranno restare nell'euro non avranno molta scelta.

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