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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2011 alle ore 21:05.
«La decisione della Procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato, nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei Deputati per manifesta incompetenza, denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche e disattende gravemente il principio di leale collaborazione fra poteri dello Stato». E ancora: «La procura di Milano è ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria». È quanto si legge nel documento ufficiale approvato dall'Ufficio di presidenza del Pdl, presieduto da Silvio Berlusconi, che si è concluso nella serata di mercoledì a Palazzo Grazioli. Un documento di due pagine, che sferra un duro attacco ai magistrati di Milano che hanno chiesto il rito immediato per il presidente del Consiglio sul cosiddetto Caso Ruby.
La procura chiede il rito immediato per il premier. Berlusconi: farò causa allo stato
«A Milano - si legge ancora - si sta consumando un caso gravissimo di uso politico della giustizia in un Paese come l'Italia che pure negli ultimi 17 anni aveva conosciuto numerosi tentativi della magistratura militante di sovvertire il verdetto democratico». Nel testo si sottolinea come l'abitazione del capo del governo sia stata sottoposta ad un «illegittimo controllo», e si evidenzia quale «pericoloso conflitto vi sia ormai tra l'autorità giudiziaria e la sovranità popolare».
«Il venir meno dei contrappesi - prosegue il documento - nei rapporti tra poteri dello Stato, l'applicazione arbitraria di principi astratti come l'obbligatorietà dell'azione penale e l'affermarsi della giurisprudenza creativa rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura trasformando di fatto l'ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo».
Il Pdl condanna altresì il «bombardamento mediatico» compiuto attraverso «la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale». Una circostanza, prosegue il testo, «che mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo».