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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 11:09.

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Ore 16,50 - Napolitano: grazie a chi celebra con noi
Giorgio Napolitano ha aperto il suo discorso a Montecitorio con un ringraziamento corale «ai tanti che hanno raccolto l'appello a festeggiare e celebrare i 150 anni dell'Italia unita, esprimendo soddisfazione perchè ciò esprime che è stato condiviso lo spirito della ricorrenza». Napolitano ha sottolineato che è «largamente compresa e condivisa la convinzione» che la memoria degli eventi che hanno portato all'Unità d'Italia può risultare «preziosa nella difficile fase che l'Italia sta attraversando». Il capo dello Stato ha invitato a «non lasciarci paralizzare dall'orrore della retorica» e ha osservato che queste memorie «possono risultare preziose per suscitare le risposte collettive di cui c'è più bisogno: orgoglio e fiducia, coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare, senso della missione e dell'unità». Il capo dello Stato cita Mazzini. «Per Mazzini era indubitabile che una nazione italiana esistesse, e che non vi fossero cinque, quattro, tre italie, ma una Italia». L'unità del nostro Paese, dice Napolitano, deve dire grazie alla dinastia dei Savoia e alla classe politica moderata del Piemonte, impersonata da Cavour.

Ore 16,44 . Schifani: in Napolitano si riconosce tutto il Paese
«A 150 anni dall'Unità d'Italia, il Paese si riconosce nelle parole e nell'esempio del primo cittadino, garante dei valori e dei rapporti costituzionali, rappresentante della Nazione, dei suoi principi, delle sue prospettive di crescita e sviluppo». Con questo omaggio a Giorgio Napolitano è iniziato il discorso del presidente del Senato, Renato Schifani, alla commemorazione solenne del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. «Signor presidente - ha aggiunto Schifani - l'intera Nazione e i suoi cittadini hanno oggi un'unica voce nel suo messaggio al Parlamento, alle istituzione repubblicane, al popolo italiano».

Ore 16,38 - Fini: festeggiare è un dovere civile pere tutto il paese, dalla vetta d'Italia a Lampedusa
«Vivere e celebrare il 17 marzo oggi come festa nazionale è un dovere civile per tutti gli italiani: dalla vetta d'Italia a Lampedusa». Lo ha detto intervenendo in aula alle celebrazioni per i 150 anni dell'unità il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «L'Italia unita e liberata non fu solo il risultato dell'azione politica e militare dei Savoia, ma il frutto di un movimento ideale e politico animato dall'amor di patria». Fini ha ricordato che la nostra democrazia ha radici profonde e ha parlato della bandiera tricolore come simbolo di speranza e di unità.

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