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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 16:23.

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Libia, major del petrolio temono la nazionalizzazione (Ft)Libia, major del petrolio temono la nazionalizzazione (Ft)

Che Gheddafi vinca o perda, Scaroni è convinto che la Libia continuerà a volere l'Eni. L'ad dell'Eni ha detto al Ft: "Alla fine, chiunque sarà al potere avrà bisogno di produrre petrolio e gas. E la nostra posizione rimane forte. Conosciamo la gente, i giacimenti e abbiamo le partnership".

In molte cronache dell'operazione "Odissea all'alba", avviata sabato dalla coalizione internazionale, l'Italia è citata sui media esteri soprattutto per l'uso delle basi italiane e per il sequestro del rimorchiatore Asso 22 della compagnia italiana Augusta Offshore.

Tra i siti d'informazione britannici, la vicenda dell'imbarcazione ha un titolo a parte sull'Independent. Il Times di Londra accenna tra l'altro al fatto che Silvio Berlusconi ha cercato di rassicurare gli italiani dicendo che la Libia non è in grado di colpire l'Italia.

Lo spagnolo El Pais dichiara Berlusconi "fuori gioco": è Il presidente Napolitano che "prende le redini della crisi". Il corrispondente Miguel Mora fa notare che l'escalation della crisi libica coglie il primo ministro nella situazione di maggiore debolezza della sua carriera, nell'imbarazzo del caso Ruby, in attesa di risolvere altre tre pendenze giudiziarie, in calo di popolarità.

Ancora una volta, secondo El Pais, si sono scontrate le due facce di Berlusconi primo ministro e imprenditore: come politico ha baciato la mano di Gheddafi, come capo di Fininvest, "continua a essere associato in affari di cinema e televisione con Lafitrade, impresa direttamente collegata al colonnello Gheddafi".

Altri titoli sul sito del quotidiano spagnolo mettono in evidenza i momenti salienti in cui sono coinvolti gli italiani: "Inquietudine in Italia per l'equipaggio del rimorchiatore detenuto a Tripoli";
"Roma permetterà l'uso di tutte le sue basi"; "L'Italia dispiega 1000 marinai e pone in situazione di dispiegamento immediato i suoi caccia"; "Aerei di Italia e Danimarca entrano in combattimento".

Sempre su El Pais, un commento di Lluis Bassets, "Gheddafi e i suoi amici" osserva che "tutti sono passati per la sua tenda" per fare affari, ricevere denaro e farsi ricattare. "La lista degli amici di Gheddafi è impressionante", il gruppo di pressione libico "è molto forte in Regno Unito, Italia e Francia".

El Mundo e Abc.es seguono le peripezie dell'imbarcazione italiana, che ha lasciato il porto di Tripoli con libici armati a bordo. Expansion titola sugli ultimi sviluppi finanziari: "Italia congela più di 6000 milioni euro di beni del regime libico".

La paura terrorismo è alla ribalta sul francese Les Echos: "L'Italia teme le rappresaglie di Gheddafi". Per Guillaume Delacroix, l'Italia ha il fiato sospeso e l'inquietudine si è ormai impossessata della penisola. "Roma ha messo a disposizione sette basi aeree e otto aerei (caccia e caccia-bombardieri Tornado), Situata di fronte alla Libia, la Penisola teme di essere bersaglio di missili e di attacchi terroristici". E' "allerta massima" in tutti i punti militari "sensibili".

I lanci Afp aggiornano i siti francesi come Le Figaro "Berlusconi: l'Italia fornisce le basi"; "L'Italia fornisce otto aerei".

Negli Stati Uniti, i siti del Wall Street Journal e di vari altri media danno rilievo alla notizia del rimorchiatore. "Le forze di Gheddafi sequestrano ferry italiano a Tripoli", titola il Wsj, citando le dichiarazioni del ministro degli Esteri Franco Frattini che non ha escluso, in tv, la possibilità che l'equipaggio sia stato preso in ostaggio.

"La svolta dell'Italia – nota il Wsj - ha fatto arrabbiare il regime di Gheddafi, che un tempo considerava il governo Berlusconi tra gli alleati più vicini al dittatore".

Un altro articolo del Wsj analizza il rischio di una risposta terroristica di Gheddafi, citando tra l'altro l'esortazione del presidente Napolitano a non cedere alla paura.

Il New York Times, nel pastone sull'intervento in Libia ("Sarkozy mette la Francia all'avanguardia del fronte di guerra dell'Occidente"), segnala che, dopo il voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu, l'Italia "ha deciso di cooperare pienamente nella coalizione contro la Libia, non solo fornendo basi e congelando asset libici, ma anche partecipando con otto dei suoi caccia".

La Cnn va in onda con un reportage da Trapani, dove i jet italiani sono tornati dalla prima missione della coalizione. La preghiera del Papa di tenere conto della sicurezza dei civili libici è rilanciata dall'Ap e trova spazio, in particolare, sul sito del Washington Post.

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