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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 17:52.

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«Non si tratta di fare la guerra ma di impedire la guerra e le sue nefaste conseguenze, di portare aiuto a chi è vittima di un'offensiva bellica indiscriminata». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sgombra il campo da equivoci e polemiche intervenendo sulla crisi libica al Senato dove è in corso il dibattito sulla missione italiana e indica nella risoluzione 1973 dell'Onu lo «sbocco di una graduale azione diplomatica della comunità internazionale»: disattendendola, la Libia si è posta «fuori dalla cornice della lealtà internazionale».

L'Italia ha ottenuto il pattugliamento delle acque internazionali
L'azione militare messa in atto dalla coalizione dei volonterosi, ha quindi chiarito il ministro, «è servita ad evitare danni gravissimi» sulla popolazione civile libica. L'Italia, ha aggiunto Frattini, «c'è e ci sarà» in futuro a sostegno della risoluzione anche con l'azione militare, ma è «convinta che la soluzione della crisi passa per il dialogo nazionale ed un processo costituente» che andrà sviluppato all'interno della Libia stessa. Il ministro ha poi annunciato che l'Italia «chiesto e ottenuto il pattugliamento delle acque internazionali» per «far rispettare l'embargo sulle armi» in Libia aggiungendo che l'operazione sarà coordinata «da Napoli con un ammiraglio italiano».

Il trattato con la Libia sospeso di diritto
Quanto al futuro del Colonnello Frattini ha pronunciato parole molto chiare. La «pre- condizione» perché la crisi libica si risolva positivamente, ha infatti detto il ministro, è «l'abbandono del potere da parte di Gheddafi». Frattini ha, quindi, aggiunto che da parte italiana c'è la volonta «di ripristinare con la Libia i rapporti preferenziali che abbiamo sempre avuto anche nel dopo Gheddafi». Rispetto poi a un altro tassello assai delicato, quello della sospensione del trattato di amicizia, il titolare della Farnesina ha detto che «dal punto di visto giuridico l'Italia opera nel rispetto degli obblighi del diritto internazionale perché è chiamata a rispettare la risoluzione dell'Onu e all'articolo 103 la carta dell'Onu prevede per gli stati membri la prevalenza assoluta e automatica della carta su ogni altro accordo internazionale e bilaterale». Dunque, è la conclusione del ministro, «dobbiamo considerare ormai sospeso di diritto e non più di fatto il trattato bilaterale con la Libia».

Il governo tutelerà i contratti delle imprese italiane
Frattini ha anche rassicurato sul futuro delle nostre aziende impegnate in Libia sottolineando che «non è fondata la tesi secondo cui i contratti delle nostre imprese sarebbero stati meglio tutelati in caso di mancato intervento». Le sanzioni contro il regime, chiarisce ancora il ministro, «li avrebbe comunque svuotati di ogni efficacia e lo stesso sarebbe valso nel caso in cui Gheddafi dovesse prevalere, perché le sanzioni continuerebbero a dispiegare i loro effetti e renderebbe inefficaci i contratti firmati». Quindi, assicura il ministro, il governo sarà impegnato a «tutelare le posizioni contrattualmente acquisite dalle imprese italiane sul mercato libico»: l'esecutivo insomma farà valere «la piena efficacia dei contratti». (Ce. Do.)

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