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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 08:12.

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«Ecco il nostro piano per la crescita» (LaPresse)«Ecco il nostro piano per la crescita» (LaPresse)

Non servirà a dare una spinta immediata. Cosa intende fare il governo da subito?
Come dicevo entro l'estate sarà approvato un pacchetto relativo a una solida e diffusa revisione dell'impianto regolatorio in funzione della crescita. L'Italia ha tradizionalmente avuto una regolazione rigida, una ipertrofia regolatoria. E questa non è più sopportabile. La competizione mondiale impone quanto meno di adottare una adeguata deregolazione, che non faccia rinunciare ai valori impliciti nella nostra cultura, ma li declini in termini compatibili con la crescita.

Parliamo di interventi concreti.
Innanzitutto lo sbottigliamento nei processi di attuazione delle opere pubbliche, tanto i processi diretti quanto quelli indiretti. Enrico Letta oggi (ieri, ndr) fa riferimento anche ai licenziatari e ai concessionari di servizi di pubblico interesse, e sono anche quelli investimenti che vanno accelerati. Per non parlare della finanza di progetto. Tutta l'area degli investimenti in opere di pubblico interesse sarà oggetto di interventi per accelerarne l'attuazione dopo la pur importante legge obiettivo.

Cos'altro è previsto?
In questa stessa ottica deregolatoria si colloca la deflazione del contenzioso civile, del lavoro e amministrativo. Nel paese delle liti temerarie questo è un obiettivo primario. E ancora: lo sviluppo dell'edilizia privata, attraverso una forte semplificazione delle procedure; le zone a burocrazia zero lungo i litorali e nel mezzogiorno; quello statuto dei lavori che ha un contenuto fondamentale, spostare dalla legge ai contratti tutto ciò che non attiene ai diritti universali del lavoro. Sono in attesa, su quest'ultimo punto, di una risposta dalle parti sociali che dovrebbero innanzitutto sciogliere i nodi che dipendono da loro, come le intese per la maggiore competitività, o quelli che il governo, per fiducia nel dialogo sociale, ha rimesso a loro.

Nel Pnr si cita anche la riforma dell'apprendistato. A che punto siamo?
Vogliamo diventi il tipico contratto di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, più vantaggioso tanto per i giovani quanto per le imprese perché più semplice e caratterizzato da una formazione davvero utile in quanto realizzata nell'ambiente lavorativo. Con un controllo solo finale sull'effettività della competenza acquisita. Siamo pronti con il decreto delegato. Lo dobbiamo sottoporre a Regioni e parti sociali.

Il Mezzogiorno è stato indicato come una grande chance per la crescita.
La nostra idea è che sia la nuova frontiera dello sviluppo italiano, un mercato emergente dentro di noi. Perché sia realmente tale però occorre che la straordinarietà sia sostenuta da una robusta cultura della buona amministrazione ordinaria. La sfida è inesorabilmente rappresentata dal riordino dei servizi socio-sanitari secondo i costi standard. E la stessa enfasi sul turismo e le zone franche a "burocrazia zero" sollecita ulteriormente questo obiettivo. Allo stesso tempo la spesa dei fondi strutturali dovrà rispondere a una visione complessiva di sviluppo del Sud, non più una sommatoria di microprogetti subregionali.

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