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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 08:12.

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«Ecco il nostro piano per la crescita» (LaPresse)«Ecco il nostro piano per la crescita» (LaPresse)

Si è parlato anche di un credito d'imposta finanziato con i fondi strutturali.
Su questo stiamo lavorando con la commissione europea. In ogni caso il ministro Fitto ed io con la collega Gelmini, per la parte del Fondo sociale, vogliamo garantire quantità e qualità nella spesa delle risorse europee entro l'anno.

Intanto, però, il Def dice che la spesa in conto capitale, quella per gli investimenti, dello Stato e degli Enti locali continua ad arretrare vistosamente.
È un modo vecchio di leggere la qualità della spesa. In quella corrente ci sono investimenti importanti come quelli in ricerca e istruzione, tanto quanto nella spesa in conto capitale possono esserci investimenti improduttivi.

Il Sole 24 Ore ha più volte riconosciuto i successi del governo sul piano del rigore e della stabilità finanziaria. Ma sono successi strutturali?
Ho letto l'editoriale firmato dal professor Perotti in cui si sostiene che non c'è niente di strutturale nel nostro rigore. Questo è ridicolo. Sono state fatte importanti riforme che riguardano sia la finanza pubblica sia quella privata. Nella convinzione che il grande debito pubblico e la tradizionale sottocapitalizzazione delle imprese potessero determinare una forte esposizione del paese ai fattori di instabilità dell'economia mondiale. Ogni prospettiva di crescita non avrebbe potuto basarsi che su un pavimento stabile. E anche il Fondo monetario internazionale ha riconosciuto che gli interventi realizzati hanno posto l'Italia in una situazione di sicurezza dal punto di vista del debito sovrano e dei titoli che lo rappresentano. Nel breve ma anche nel lungo termine.

Cosa avete fatto di realmente strutturale per rendere stabile quel pavimento?
Siamo intervenuti su tutti i quattro principali aggregati della spesa pubblica: previdenza, sanità, finanza locale, pubblico impiego. Abbiamo messo in sicurezza i conti previdenziali rispetto alle variabili demografiche, applicando i coefficienti che adeguano periodicamente le prestazioni e introducendo l'innalzamento automatico dell'età alle aspettativa di vita. Abbiamo anche prodotto un anno secco di aumento dell'età con la finestra mobile strutturale. Tutto questo senza un'ora di sciopero.

La sanità resta un buco nero.
I costi standard e i prezzi di riferimento sono ingredienti che garantiscono, in un mondo caratterizzato dalla logica del pie' di lista, un rigoroso criterio di responabilità. Proprio sui conti sanitari si può oggi determinare il fallimento politico delle amministrazioni regionali, con il commissariamento, il ritorno alle urne e l'ineleggibilità degli amministratori falliti. La sfida ovviamente si gioca soprattutto nel Centro-sud. E vorrei sentire un po' più partecipe su questo il sistema delle imprese, perché la cattiva gestione sanitaria finisce per pesare direttamente sulla fiscalità regionale. Altro che fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno.

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