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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 09:28.

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Mille euro a testa spesi per gioco (Fotogramma)Mille euro a testa spesi per gioco (Fotogramma)

Invece – spiega lo studio addentrandosi nei numeri – il ricavato lordo per l'Erario è cresciuto nel 2010 di appena il 3% (da 8,8 a 9,1 miliardi di euro), quindi a un ritmo ben inferiore all'aumento delle somme puntate. Ma, quel che colpisce è la costante contrazione del rapporto tra "giocato" ed entrate erariali: se queste rappresentavano il 29% nel 2004 ( 7,3 miliardi su 25) ora si limitano al 14,8% (9,1 su 61,4 miliardi). Questo perché conquistano sempre più spazio i giochi cosiddetti a "bassa soglia" (oltre 31 miliardi assorbiti dalle newslot nel 2010 e 9,4 da Gratta e Vinci e lotterie): richiedono investimenti di pochi euro, garantiscono una maggiore frequenza di piccole vincite (motivi per cui non si ha una cognizione immediata di quanto si sta spendendo e si è invogliati a riprovare) e hanno un prelievo fiscale meno pesante (12,6% per le newslot contro il 50% di Superenalotto o Win for life).

La success story del gioco pubblico d'azzardo si tradurrebbe quindi in effetti depressivi sui consumi privati (visto che le piccole vincite vengono reinvestite in gioco e distolte da altre spese) e in un ridimensionamento delle entrate erariali. Ma la ricerca riesce a declinare anche territorialmente questa crescente passione per l'alea.

In valori assoluti (calcolati come importo giocato pro capite) sono i pavesi a mettersi in prima linea nella ricerca della fortuna, con oltre 2mila euro pro capite puntati nel corso del 2010, a fronte di una media italiana di circa 980 euro. Ancora dei lombardi, i comaschi, al secondo posto come amanti delle scommesse, con oltre 1.500 euro pro capite.

La top ten si completa con altre realtà del Nord (Rimini, Savona, Reggio Emilia) e altre tre del Centro (Latina, Terni, Frosinone) e due del Sud (Teramo e Pescara).

Nel complesso a spendere più della media nazionale sono 43 province e anche questa particolarissima classifica – legata in qualche modo alla ricchezza – relega il Sud agli ultimi posti: sotto i 700 euro pro capite ci sono prevalentemente realtà siciliane e calabresi (gli abitanti di Enna e Crotone non arrivano ai 500 euro di spesa).

Tuttavia la prospettiva cambia radicalmente se si considera la percentuale di Prodotto interno lordo spesa in slot, lotterie e simili: Pavia resta sempre in testa, consumando una fetta dell'8% del Pil, ma subito dopo – con quote superiori o intorno al 6% – troviamo Teramo, Caserta, Sassari, Pescara e Napoli.

Nel complesso le province che vanno oltre il 5% del Pil "investito" in azzardo sono venti, delle quali 13 del Mezzogiorno e solo tre del Nord. A trattenersi maggiormente dal richiamo del gioco sono invece prevalentemente province del Nord: meno del 2,5% spendono Biella, Cuneo, Bolzano e Padova.

Quanto alle due grandi, Roma e Milano, entrambe spendono ciascuna oltre 4 miliardi di euro: i milanesi 1.235 euro e i romani 1.160, destinando una quota di Pil abbastanza simile (rispettivamente 3,4 e 3,6).
rossella.cadeo@ilsole24ore.com

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