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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 22:02.

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Quote rosa nei cda: respinte le modifiche del GovernoQuote rosa nei cda: respinte le modifiche del Governo

La commissione Finanze della Camera ha detto no alle modifiche che il governo voleva apportare alla proposta di legge sulle quote rosa. L'emendamento respinto rivedeva la scalettatura dell'introduzione delle quote di genere nei consigli d'amministrazione delle società quotate. L'Esecutivo non ha ritirato l'emendamento, nonostante gli inviti in questo senso, ma, ha rilevato il sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, «abbiamo preso atto che c'era unanimità in Commissione per non modificare il testo».

Nessuna modifica chiesta dai parlamentari
I parlamentari non hanno presentato proposte di modifica e quindi il provvedimento dovrebbe andare verso il via libera definitivo nel testo del Senato. Non é stato però ancora votato il mandato al relatore: la Commissione é ancora in attesa della posizione del Governo sulla richiesta di procedere direttamente all'esame in legislativa, appoggiata da tutti i gruppi parlamentari. Se l'Esecutivo non desse l'assenso, l'articolato dovrebbe andare all'esame dell'aula di Montecitorio, con tempi inevitabilmente più lunghi. In ogni caso il tema tornerà all'ordine del giorno non prima di due settimane, visto lo stop dei lavori parlamentari fino al 17 maggio per le elezioni amministrative.

Il contenuto del provvedimento
Il ddl prevede che le donne entrino per legge nei cda delle società quotate. Per i rinnovi dei consigli d'amministrazione delle società quotate e delle controllate pubbliche sarà, infatti, necessario prevedere la presenza di un quinto di donne a partire dal 2012 e un terzo dal 2015. È però un provvedimento di durata limitata: vale, infatti, per tre mandati dei cda e dei collegi sindacali. Una rivoluzione "in rosa" che sarà operativa 12 mesi dopo l'approvazione della legge. È anche previsto un sistema sanzionatorio: chi non rispetta le nuove regole riceverà una diffida della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi. Nuova diffida a reintegrare entro tre mesi in caso di ulteriori inadempienze. Per chi non si adegua scatta a questo punto la decadenza del consiglio d'amministrazione o degli organi di controllo. Ci sono anche sanzioni pecuniarie: da 100mila a un milione di euro per i cda e da 20mila a 200mila per i collegi sindacali. L'autorità di vigilanza per le società quotate sarà la Consob, mentre per le controllate pubbliche non quotate sarà un regolamento del governo a decidere.

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