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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2011 alle ore 18:55.

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Tutto giusto, per carità. Come è vero che i controlli, nel ciclismo, sono diventati sempre più ineludibili. E in un Paese come il nostro, dove il rigore non è proprio lo sport nazionale, fare le cose bene fa solo piacere. Eppure, nonostante il cerchio si stringa, con il divieto perfino di fare iniezioni (mah..), i furbetti del pedalino non mancano mai. E come diceva Andreotti, quando pensi male, stai certo che non sbagli. E non solo per casi clamorosi come quello di Riccardo Riccò. Ma è scioccante anche l'ultimo scandalo della Lampre, con mezza squadra inguiata, tra siringhe e farmacie, in una imbarazzante processione dallo stregone di turno. Figure come Ballan, campione iridato, e Bruseghin, intercettati al telefono in modo inequivocabile, sono altro sale nelle ferite di uno sport in costante caduta libera di credibilità.

La cosa stupefacente è il margine di tolleranza che gli appassionati concedono al ciclismo. E lo concedono, per giunta, in un periodo in cui la bicicletta è diventato lo strumento di una vita più in sintonia con l'ambiente: una sana alternativa alla morsa del traffico e delle polveri sottili. Un esercito sempre più folto, quello dei cicloturisti, rappresentato però in modo imbarazzante da un' avanguardia di corridori professionisti sempre in fuga dalle leggi e dal buon senso.

Sputato il rospo, non ci resta che sperare che questa sia la volta buona. E che questo Giro dei Mille spazzi, con la forza di una tramontana, dubbi e veleni. Il menu è invitante con un percorso spettacolare che, ormai, fa pelo e contropelo al Tour de France.

Vediamolo insieme: tre tappe a cronometro, 7 per velocisti, una sulle terre bianche e 8 attivi in salita. Le montagne sono tutte col bollino blu: Etna, Grossglockner, Zoncolan, Gardeccia-Val di Fassa, Macugnana e Sestriere. La Cima Coppi (2236 metri) è sul passo Giau.

Ma, come dicono gli esperti, la corsa la fanno i corridori. E corridori sono all'altezza del teatro. A parte Contador, in seconda fila mettiamo Nibali e Scarponi. Il siciliano, 26 anni, è molto cresciuto. Viene da una vittoria alla Vuelta, e da un terzo posto nel 2010. L'assenza di Basso può penalizzarlo, ma anche affrancarlo dalla sua tutela. Comunque, darà battaglia e giura che non firma per il secondo posto. Battaglia la darà anche Michele Scarponi, perfino di più di Nibali se non risentirà degli sconquassi della Lampre. Dopo questa coppia, c'è il russo Denis Menchov (vincitore nel 2009), seguito da quella vecchia pellaccia di Carlos Sastre (36 anni). Da seguire con attenzione sulle salite anche il catalano Joacquim Rodriguez (31), il basco Igor Anton (28), e l'inossidabile Arrojo, ultimo ad arrendersi a Basso nel 2010.

Negli sprint, la sfida sarà ancora tra Petacchi e Cavendish, ma nel mucchio selvaggio si fanno avanti new entry come Napolitano, Ferrari e Belletti. L'ultima curiosità: il nonno della corsa, 42 anni, è il lombardo Andrea Noè. Vuole concludere in bellezza a Milano. Tanti auguri al patriarca e a questo vecchio Giro che, quando vuole, torna giovane.

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