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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2011 alle ore 17:21.

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Obama prepare il Piano Marshall per il mondo araboObama prepare il Piano Marshall per il mondo arabo

Marocco
In Marocco l'ondata di proteste popolari che sconvolge il Maghreb e altri paesi arabi è per ora stata più contenuta rispetto ai paesi vicini. Nonostante la diffusione della povertà e la carenza di democrazia, il re Mohammed VI gode di genuina simpatia presso al maggioranza dei suoi sudditi e ha mantenuto fino a oggi l'immagine di un riformista. In più la sua famiglia vanta una prestigiosa discendenza dal Profeta. Nonostante il rispetto per il re, anche in Marocco nel corso del mese di febbraio ci sono proteste legate all'aumento dei prezzi, a una situazione economica difficile per molti e alle richieste di una riduzione dei poteri in mano al sovrano. Il 20 febbraio alcune decine di migliaia di persone scendono in strada in varie città del paese. In alcuni casi ci sono episodi di violenza. Nuove proteste, non molto numerose, si sviluppano anche il 26 febbraio, soprattutto a Casablanca. I manifestanti chiedono una nuova Costituzione. Il 25 e il 26 febbraio si verificano disordini anche nel Sahara Occidentale, paese che il Marocco considera parte integrante del suo territorio fin dal 1975. Il 6 marzo alcune centinaia di manifestanti si radunano nella capitale Rabat per chiedere riforme politiche sintetizzabili nello slogan base "Vogliamo uno Stato di diritto". Il 9 il re promette di rafforzare i poteri del parlamento e dei partiti politici e di riformare il potere giudiziario. Il 20 marzo decine migliaia di persone tornano in piazza chiedendo una nuova Costituzione. È una delle più grandi manifestazioni in decenni di storia del Paese. Il 3 aprile c'è una nuova manifestazione a Casablanca; una parte dei dimostranti chiede l'abolizione dell'articolo 19 della Costituzione, che stabilisce lo status religioso del re. Nella capitale Rabat quasi ogni giorno qualche categoria (dai disoccupati agli insegnanti) organizza piccole dimostrazioni fuori dai palazzi del governo, dimostrazioni che, per quanto circoscritte, mostrano un'effervescenza non abituale nella recente storia marocchina. Il 28 aprile, in un bar nella piazza Jemaa el Fna nel cuore di Marrakech, una bomba provoca 17 morti (tra cui 13 stranieri). L'attacco viene attribuito all'islamismo radicale, che già aveva duramente colpito il Marocco qualche anno prima. Nei giorni seguenti si verificano manifestazioni contro il terrorismo. Il 15 maggio alcune decine di dimostranti cercano di organizzare un sit-in vicino a Rabat, davanti a quella che sostengono essere una prigione segreta in cui si applica la tortura, soprattutto ai danni di carcerati appartenenti ai movimenti legati al terrorismo islamista. Le autorità smentiscono l'esistenza di un centro di detenzione segreta e la polizia interviene ruvidamente per disperdere la manifestazione non autorizzata. Negli scontri ci sono alcuni feriti.

Giordania
Il Regno di Giordania, a partire da gennaio, è stato attraversato dalle proteste di piazza, particolarmente accese ogni venerdì, giorno della preghiera. Il 18 febbraio gli scontri tra manifestanti antigovernativi e supporter lealisti sono particolarmente violenti e causano una decina di feriti. Gli oppositori, fra cui è particolarmente attiva la Fratellanza Musulmana, di norma non attaccano direttamente la figura del re Abdallah II, discendente diretto del Profeta. Sull'onda delle pressioni della piazza, il primo febbraio il sovrano scioglie il governo e sostituisce il primo ministro Rifai con l'ex generale Marouf al-Bakhit. Il regno hashemita vive una profonda crisi economica e il malessere è generato dal fatto che un quarto della popolazione vive in condizioni di severa povertà e il tasso di disoccupazione è molto alto, specie tra i giovani. La richiesta di riforme politiche ed economiche continua. Venerdì 25 febbraio, le manifestazioni di protesta raccolgono molte migliaia di partecipanti. Il 7 marzo ad Amman più di cinquecento giornalisti partecipano a una dimostrazione per chiedere misure che consentano ai media di essere davvero liberi e indipendenti. Il 15 marzo re Abdallah annuncia una revisione delle leggi elettorali. Venerdì 25 marzo scoppiano violenti scontri di piazza tra gli oppositori del governo e manifestanti lealisti. Nei disordini si registrano un morto e decine di feriti, sia tra i manifestanti sia tra gli appartenenti alle forze di sicurezza. A metà maggio il principale partito dell'opposizione, il Fronte d'azione islamica, ha duramente criticato la volontà della Giordania di entrare, insieme con il Marcocco, nel Gulf Cooperation Council (cioè nel gruppo di sei monarchie guidato dall'Arabia Saudita che è intervenuto militarmente in Bahrain a partire da marzo). Secondo il Fronte d'azione islamica, Amman vorrebbe unirsi al gruppo del Golfo per farsi aiutare a preservare lo status quo in Giordania.

Iran
In Iran l'opposizione, i cui moti sono stati già brutalmente stroncati nel 2009 dall'efficiente apparato repressivo della Repubblica Islamica, anima nelle prime settimane del 2011 altri tentativi di protesta di piazza. Il 14 febbraio Mehdi Karroubi e Mir-Hossein Moussavi, tra i leader politici della cosiddetta Onda Verde (il movimento di opposizione nato nel 2009 a margine delle contestate elezioni presidenziali) chiamano alla protesta di piazza anche a Teheran. Nei giorni successivi, opo un corteo, è arrestata (e poi rilasciata) anche Faezeh Hashemi, la figlia dell'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani. La consueta repressione contro le opposizioni causa almeno due morti. I leader dell'opposizione Karroubi e Moussavi vengono arrestati con le loro consorti a metà febbraio. Il 22 febbraio due navi militari iraniane attraversano il canale di Suez dirette in Siria. Non accadeva dal 1979, data della Rivoluzione khomeinista, che navi militari di Teheran navigassero nel Mediterraneo. Israele definisce come una grave provocazione il passaggio davanti alle sue coste delle imbarcazioni della Marina militare iraniana. L'8 marzo l'ex presidente Rafsanjani, che negli ultimi anni ha ondeggiato tra avvicinamenti alle forze di opposizione e riavvicinamenti allo schieramento lealista, cede la presidenza dell'Assemblea degli esperti religiosi (importante organismo che ha, tra gli altri, il potere, mai esercitato, di esautorare la Guida Suprema) a un ayatollah conservatore, Mohammad Reza Mahdavi Kani. Il governo iraniano ha manifestato forti critiche per l'intervento in Bahrain dell'Arabia Saudita e per l'atteggiamento assunto da altri paesi suoi alleati nei confronti delle proteste scoppiate nell'arcipelago a maggioranza sciita. Secondo l'intelligence americana Teheran, che ha accumulato expertise stroncando l'Onda Verde, starebbe aiutando le autorità siriane nella repressione delle rivolte e si starebbe organizzando per fornire aiuto e appoggio sottotraccia agli oppositori antigovernativi sia in Bahrain sia in Yemen. Il regime di Teheran è anche protagonista di un disgelo nei rapporti con il nuovo governo del Cairo che ha adottato una posizione assai più morbida di quella di Mubarak nei confronti dell'Iran.

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