Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 06:38.

My24

PARIGI. Certo, avrebbe potuto evitare di mettere della moquette zebrata nel suo ufficio di Bercy. Per il resto è davvero difficile trovare punti deboli nel percorso professionale e politico di Christine Lagarde, nata Christine Madeleine Odette Lallouette il 1° gennaio 1956 nel nono arrondissement di Parigi da due insegnanti.

Ragazza modello (campionessa di nuoto sincronizzato, borsa di studio e un anno negli Stati Uniti subito dopo la maturità), avvocato (d'affari) modello, ministro dell'Economia modello. Un simbolo dell'emancipazione femminile: prima donna a guidare uno dei più grandi studi legali al mondo (Baker&McKenzie) e a fare il ministro dell'Economia di un Paese del G-8. Con la fondata speranza di diventare la prima donna al vertice dell'Fmi.

Gran classe, con i suoi capelli bianchi, i gioielli preziosi ma sobri, i tailleur di Chanel. La battuta sempre pronta e una tale padronanza della lingua inglese da far pensare a un'americana che un po' misteriosamente parla con accento francese. Molto discreta sulla sua vita privata, ha avuto due mariti, ha due figli ed è la compagna di un imprenditore marsigliese, ex compagno di università ritrovato cinque anni fa.

Caso più unico che raro nell'establishment di questo Paese, non ha frequentato l'Ena, la mitica scuola nazionale di amministrazione fucina della classe dirigente. E garante della sua omogeneità, delle sue complicità, delle sue solidarietà, delle sue omertà. Non perché non abbia voluto, ma perché non è riuscita, per due volte, a superare l'esame d'ingresso. Visto con il senno del poi è stato un bene. Perché si è formata in un ambiente intellettualmente più libero e perché altrimenti è molto probabile che non sarebbe entrata, a 25 anni, negli uffici parigini di Baker&McKenzie (base a Chicago, 4.600 collaboratori in 35 Paesi) e quindi non ne avrebbe scalato la gerarchia fino a diventarne, nel 1999, presidente del comitato esecutivo. Chissà, forse non sarebbe mai tornata in Francia se nel maggio del 2005 non avesse ricevuto una telefonata del neopremier Dominique de Villepin con la proposta di entrare a far parte del Governo come ministro del Commercio estero.

Sconosciuta al mondo politico e all'opinione pubblica, è una sorta di animale raro. Ma ha esattamente il profilo che serve a Nicolas Sarkozy. Il quale due anni più tardi, appena arrivato all'Eliseo, la chiama a occupare il posto chiave dell'Economia nel Governo di François Fillon: formazione internazionale, cultura liberal-liberista, approccio pragmatico all'americana, libertà di spirito (nel 1981 ha votato Mitterrand, e se ne vanta). Per di più donna, in un Esecutivo che il presidente vuole molto femminile.

La Lagarde, nonostante alcune gaffe iniziali dovute a una franchezza che ha imparato a controllare, non ha deluso. Nella crisi si è mossa con tale abilità da meritarle, nel novembre 2009, il riconoscimento di miglior ministro dell'Economia da parte del Financial Times: «Una vera star - scrive il giornale - tra i decisori politici della finanza mondiale». Basti dire che il piano pubblico di sostegno all'economia ha fruttato alle casse dello Stato interessi per 2,7 miliardi, un primato europeo. Non a caso è stata riconfermata in ogni rimpasto e l'8 maggio è diventata il ministro francese dell'Economia più longevo degli ultimi 35 anni.

L'unica ombra, che però non sembra tale da pregiudicarle la guida del Fondo, è il ruolo giocato nel caso Tapie: fu lei a decidere, nel luglio 2008, di affidare a un arbitrato extragiudiziale l'ultima parola sul contenzioso tra il discusso imprenditore-finanziere e l'ente pubblico incaricato di gestire la liquidazione del Crédit lyonnais relativo alla cessione di Adidas. Tapie incassò, tra le polemiche, 210 milioni. Ora spetterà alla magistratura accertare se ci fu abuso di autorità nel comportamento del ministro.
E a Bercy? In caso di trasferimento della Lagarde a Washington il più quotato è il giovane (45 anni) e rampante titolare del Bilancio, François Baroin. Sempre che non prenda quota l'ipotesi Jean-Claude Trichet (68 anni), il quale a ottobre lascerà la Bce.

Shopping24

Dai nostri archivi