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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 14:54.

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Bossi avverte la maggioranza: sui ministeri a Milano Berlusconi si convincerà (Ansa)Bossi avverte la maggioranza: sui ministeri a Milano Berlusconi si convincerà (Ansa)

«Berlusconi si convincerà: ci sono in tutta Europa, in Inghilterra come in Francia, perché non ci dovrebbero essere qui?». Il leader della Lega, Umberto Bossi, non ha dubbi: il Cavaliere avallerà il trasferimento di alcuni ministeri a Milano. Quanto alle fibrillazioni interne alla maggioranza e allo scontro in atto tra Pdl e Carroccio, il Senatur si mostra tranquillo. «Non c'è scontro». Poi anche il tempo di una battuta in romanesco. Così, quando i cronisti gli ricordano la levata di scudi del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, contro il decentramento dei ministeri, il numero uno della Lega sfodera un «te credo!» spiazzando gli astanti.

Il referendum? Attraenti alcuni quesiti come quello sull'acqua
Ma a colpire questa volta non sono tanto i consueti toni del Senatur e la convinzione di riuscire a persuadere il Cavaliere, quanto piuttosto l'endorsement inaspettato sui referendum, non prima di aver consegnato ai cronisti una delle sue pernacchie. Poi, però, Bossi torna serio e ammette che «alcuni quesiti sono attraenti», ad esempio «quello sull'acqua». Quindi la rivelazione che non ti aspetti: «Avevamo detto a Berlusconi di fare una legge sull'acqua e noi l'avremmo appoggiato. Poi - conclude - si è messo di mezzo Fitto» e la legge sull'acqua «alla fine nessuno l'ha fatta».

Il Senatur ottimista: a Milano vinciamo noi
Insomma, il leader della Lega non affonda i referendum e si dice poi ottimista sull'esito del ballottaggio. «A Milano vinciamo noi». In realtà, pochi credono nella maggioranza al successo della Moratti, ma il Senatur è pronto a spendersi per lanciare la volata del sindaco uscente, magari affiancandola in uno dei comizi conclusivi. A patto però che la richiesta arrivi direttamente da lei. «Se me lo chiede sì», si limita così a osservare il Senatur lasciando intendere che nessuna richiesta in tal senso è ancora arrivata dalla candidata del centro-destra, chiamata a ribaltare il distacco registrato al primo turno delle amministrative.

Se fosse stato per noi non saremmo andati in Libia
Il numero uno del Carroccio lancia poi un paio di messaggi al Cavaliere e alla maggioranza. Il primo è sulla Libia dove non sembra del tutto digerita l'irritazione della Lega per la decisione dell'Italia di partecipare ai raid mirati. Tanto che, davanti alla domanda dei giornalisti su un eventuale ritiro, il Senatur glissa lasciando però emergere il suo disappunto. «Non ho voglia di parlarne - replica -, fosse stato per la Lega non ci saremmo andati». L'altro puntello è invece sul taglio delle tasse più volte evocato dal Cavaliere. Ebbene per Bossi «in questo momento bisogna tenere i conti in ordine». Praticamente le stesse parole di Giulio Tremonti con il quale la sintonia è massima visto che il Senatur si premura di aggiungere una postilla. «Tremonti ha ragione altrimenti il paese salta in aria». Come a dire: nessuno spazio, almeno per ora, per il sogno del premier.

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