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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 21:29.

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Santoro: non ho ancora firmato per nessuno. Pronto a tornare a un euro a puntata da domaniSantoro: non ho ancora firmato per nessuno. Pronto a tornare a un euro a puntata da domani

L'autodifesa: non voglio più essere in onda grazie ai giudici
Insomma, la serata del possibile addio, dopo 30 anni di Rai, è diventata una nuova puntata della battaglia mai conclusa tra il giornalista e l'azienda. Santoro ha rivendicato i risultati raggiunti, il successo di una formula e di una squadra che, a suo dire, ha lavorato in un clima sempre ostile. «C'è una cosa che più di tutte ha urtato la mia sensibilità: che io fossi in onda solo perché i giudici lo avevano deciso, e questo mentre Annozero sfondava tutti i record d'ascolto. Io non voglio più essere in onda perché lo decidono i giudici». Quel continuo passare per le aule dei tribunali gli è pesato, e parecchio. «Se avesse vinto la Cassazione - ha sottolineato ancora Santoro - per me sarebbe stata una sconfitta, perché nessuno avrebbe riconosciuto che ero in onda perché sono della Rai. Io - ricorda - sono della Rai. Il Cda della Rai è della Rai?».

Botta e risposta con Castelli: noi non usiamo un soldo del canone
Il giornalista non ha concesso quindi sconti alla Rai, alla quale ha ricordato che «all'annuncio di un nostro passaggio a La 7 - ha proseguito Santoro - il titolo ha guadagnato il 20% in un giorno. Per molto tempo dall'interno dell'azienda sono stati portati in piazza tutti i particolari del mio stipendio, per buttare del fango su di me. Ma io sono della Rai, orgoglioso di quello che faccio, e figlio di un ferroviere che ha fatto sacrifici per mandare all'università 5 figli». Qualcuno ha provato anche a punzecchiarlo, ma Santoro ha tirato dritto. Così, quando il leghista Roberto Castelli ha lamentato di pagare il canone per gli interventi di Marco Travaglio, il conduttore ha replicato a muso duro. «Dovete uscire dalla Rai, noi non usiamo un soldo del canone, noi finanziamo altre trasmissioni comprese quelle che voi avete imposto alla Rai. Siamo noi che portiamo soldi, 15 milioni di euro di pubblicità», ha proseguito Santoro mentre in studio è scoppiato l'applauso. «Siamo noi che paghiamo le vostre. Chi ha pagato la trasmissione di Sgarbi? Chi paga Minzolini, chi paga Rai1 o Rai2?. Siamo stufi, lo capite?».

Santoro al nuovo dg Lei: prenda le distanze dal conflitto di interesse
Il conduttore di Annozero da abile giocatore ha provato quindi a ribaltare l'esito della partita. «Se la mia andata via dalla Rai serve a evitare il bombardamento di tutto quello che rende grande il servizio pubblico, da Fazio a Gabanelli, allora preferisco andare via». Santoro è pronto dunque a immolarsi, ma non ha ancora chiuso la porta. Per questo ha riservato un ultimo messaggio al direttore generale della Rai, Lorenza Lei. «Masi non solo non sapeva fare un bicchiere, ma non era artefice di niente. Ora abbiamo un dg che vorrebbe essere artefice di tutto. Ma ha un problema: deve prendere le distanze dal conflitto di interesse». Insomma, uno spiraglio resta, un piccolo margine per provare a centrare un obiettivo che sta molto a cuore al giornalista: strappare alla Rai un contratto per la produzione di "docu-film", suo vecchio pallino. (Ce. Do.)

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