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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2011 alle ore 18:49.

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I soldati posti a presidio di queste postazioni sono quelli che hanno vita più dura tra i 4.200 militari italiani schierati in Afghanistan. Non solo per i frequenti scontri ma anche per le condizioni di vita in fortini che non offrono svaghi né comodità e l'unico comfort è una branda e un sacco a pelo in una tenda polverosa. Il tutto in un'area dove il governatore distrettuale Mabhor Qasim Khan è sfuggito già a cinque attentati e ci conferma la presenza di forze talebane e di al Qaeda ad appena nove chilometri dalla base Ice.

La necessità di incrementare gli sforzi per penetrare anche nei distretti trasformati in "santuari" dagli insorti cozza con la pretesa riduzione di truppe alleate già a partire da luglio. Il generale Masiello ci ha però confermato che nell'Ovest gli statunitensi non hanno previsto riduzione delle forze. Come ha ricordato il Wall Street Journal i comandi militari stanno esercitando pressioni sulla Casa Bianca per un rinvio di ogni riduzione di forze all'anno prossimo per continuare a esercitare la maggiore pressione possibile sugli insorti.

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