Quei presidenti al rodeo Bpm

Dentro Paolo Bassi, docente universitario e consulente d'azienda. Stempera le tensioni, mantiene la Popolare sulla rotta della redditività, strappa una cautissima apertura della governance: i consiglieri diventano 18, nel board entra Pietro Lonardi, leader del comitato azionisti non dipendenti. Ma all'assemblea del 2001 il copione (sempre tutto interno ai dipendenti-soci) non cambia, anzi: Bassi (appoggiato da Fisac-Cgil) si aggiudica più di 3.200 voti, ma soccombe ai 4.200 voti del nuovo presidente (portato da Fabi e Fiba-Cisl).
È Roberto Mazzotta, milanese a tutto tondo, già enfant prodige della Dc nazionale, ex presidente della Cariplo: solo un infortunio nei mesi concitati di Tangentopoli gli ha impedito di portare a termine il progetto Imi-Casse, direttamente concorrente con Mediobanca-SuperBin. Non sorprende che un personaggio di questo calibro resista otto anni al vertice della Popolare. Prova a sciogliere i nodi sul piano strategico: acquista la Banca di Legnano, tenta la fusione con la Popolare dell'Emilia, chiama il partner cooperativo francese Credit Mutuel. Niente da fare: due anni fa, l'assemblea è ancora un'Ok Corral. Massimo Ponzellini batte Mazzotta 5.294 a 2.633.
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IN PIAZZA MEDA
Piero Schlesinger (1971-1994)
Giurista e avvocato, presiede la Bpm per oltre un ventennio a parte una breve parentesi alla guida dell'Imi. Lascia nel 1994: il bilancio soffre per il crack Ferfin

Francesco Cesarini (1994-1997)
Economista della Cattolica, risana la Bpm e la quota alla Borsa Italiana. Sfida i sindacati interni con una propria lista. In seguito presiede Ambroveneto e UniCredit.
Paolo Bassi (1997-2001)
Docente universitario e consulente strategico. Con lui il Cda della Bpm si apre ai rappresentanti degli azionisti diversi dai dipendenti-soci
Roberto Mazzotta (2001-2009)
Ex ministro, ex presidente della Cariplo. Spinge l'espansione strategica con acquisizioni nazionali e partnership internazionali (Credit Mutuel)