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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2011 alle ore 07:39.

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ROMA. «La Fiat si misuri con l'intesa approvata: riapra un tavolo di confronto e trovi una soluzione rispettosa delle regole del Paese, del contratto e dei diritti dei lavoratori».

È la risposta che arriva dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, all'iniziativa della Fiat: «La lettera di Marchionne a Confindustria non mi stupisce – ha aggiunto Camusso – l'accordo non prevede modalità a Mirafiori o Pomigliano, non condivide l'idea che accordi aziendali possano sostituire accordi collettivi. La posizione della Fiat crea problemi e spero venga affrontata nel modo più corretto». La leader Cgil ha chiamato in causa il Lingotto: «La sensazione è che non esiste nessun progetto industriale della Fiat – ha aggiunto –, non esiste forse nessun progetto Fabbrica Italia, mentre esiste da tempo un gioco del cerino che è insopportabile. Ogni volta che la Fiat se lo trova in mano, vuole subito passarlo a qualcun altro». Quanto al rischio di contribuire così ad allontanare il Lingotto: «Noi non abbiamo nessuna voglia che la Fiat abbandoni il nostro Paese – ha aggiunto Camusso –. Chiedo: perché le altre multinazionali riescono a starci in Italia, penso agli accordi firmati con Kraft, Nestlé e Barilla negli ultimi giorni? Vorremmo avere qualche notizia su un nuovo modello di auto Fiat, vorremmo veder rilanciare non solo Detroit e il Canada ma anche gli stabilimenti italiani».

Intanto, si acuisce la distanza tra la Cgil e la maggioranza della Fiom dopo che ieri il comitato centrale delle tute blu ha approvato all'unanimità – la minoranza riformista non ha partecipato al voto – il mandato al leader, Maurizio Landini, affinché intervenga al direttivo della confederazione del 5 luglio per confermare la linea di netta contrarietà all'intesa sindacati-Confindustria su rappresentanza ed esigibilità degli accordi. La Fiom ha chiesto alla Cgil di sospendere la firma dell'accordo su rappresentanza sindacale ed esigibilità dei contratti, in attesa dell'esito della consultazione degli iscritti. Il «voto certificato e vincolante» tra i lavoratori o tra i soli iscritti alla Cgil dovrebbe essere limitato alle categorie dell'industria, destinatarie dell'intesa. Per la verità mercoledì la stessa Camusso aveva proposto a Cisl e Uil di consultare i lavoratori prima della firma, dicendosi pronta in caso di risposta negativa a consultare i propri iscritti.

Inoltre per Landini l'intesa «indebolisce il ruolo del contratto nazionale, apre con le tregue ad aspetti delicati in materia di sciopero, apre alla derogabilità dei contratti» ed ha il limite di «riconoscere il doppio regime di rappresentanza di Rsa e Rsu considerandole alla pari». Per Vincenzo Scudiere (Cgil) da parte della Fiom «c'è una forte sottovalutazione della fase e della condizione in cui versavano le relazioni sindacali e che individuavano nella deriva degli accordi separati l'unica alternativa possibile». Al voto non ha partecipato la minoranza riformista che fa capo a Fausto Durante (27% al congresso) che contesta nel merito e nel metodo la decisione: «Il voto contrasta con lo Statuto della Cgil – afferma Durante – che affida al direttivo della confederazione il compito di decidere sulle intese interconfederali. Invece la Fiom sarà l'unica categoria che si presenterà con una sua linea prima dell'avvio del confronto al direttivo. Nel merito, riteniamo che quell'accordo non sarà il "plus ultra", ma rappresenta un avanzamento nelle relazioni industriali affermando regole condivise».

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