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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 23:07.

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Poi i magistrati chiedono se della situazione all'interno delle Fiamme Gialle Tremonti ne avesse parlato con il premier. E il ministro ammette di averlo fatto «in modo caratterialmente reattivo»: «Si trattò di uno sfogo». «Con il presidente del Consiglio ebbi una discussione, seguito di precedenti discorsi sulla politica in generale, sulla manovra di pareggio economica pochi giorni prima della conversazione - mette a verbale il ministro - Io e il presidente del Consiglio manifestammo posizione diverse sulla politica di bilancio» e ad un certo punto Berlusconi manifestò «posizioni fortemente critiche in ordine alla mia attività di ministro».

Le parole del premier, assieme al fatto che «in parallelo su alcuni settori della stampa si manifestava una tendenza, una spinta alle mie dimissioni se non avessi modificato le mie posizioni», fecero scattare la reazione di Tremonti: «Manifestai la mia refrattarietà ad essere oggetto di campagne stampa tipo quella "Boffo". Ciò trovava riscontro in voci di Parlamento che mi sono permesso di segnalare al premier».

Poi il ministro precisa che il suo riferimento non alludeva «all'utilizzazione di notizie di carattere giudiziario e riservate per fini strumentali» bensì «alla propalazione sui mass media di notizie riservate e/o infondate atte a screditare chi viene preso di mira».

Un'altra stoccata al premier arriva quando il ministro affronta il rapporto tra Adinolfi e Berlusconi. La telefonata tra i due «non mi sorprende - mette a verbale - poichè avevo già voci in Parlamento del rapporto di amicizia o comunque di conoscenza di Adinolfi con il presidente Berlusconi, attesa la comune passione per il Milan». Ma quando gli chiedono se rientra nella «fisiologia istituzionale» un «rapporto diretto» tra presidente del Consiglio e capo stato maggiore della Gdf, lui risponde così: «Per quanto di mia competenza, mi attengo a criteri istituzionali diversi, e cioè mi relaziono solo con il comandante generale del Corpo».

Voci di dimissioni

Le voci sono iniziate già ieri notte e si sono rincorse per tutta la giornata. Poi una nota del Ministero dell'Economia ha chiarito che martedì prossimo Giulio Tremonti coordinerà la riunione dei ministri delle Finanze del Ppe. Ma sono in tanti, nel governo, a raccontare che a palazzo Chigi il superministro dell'Economia era entrato con la determinazione di lasciare, stasera o al massimo domani. Alla fine è prevalsa la decisione di mandare un messaggio ai mercati: Tremonti resterà alla guida di via XX settembre, anche se - spiega una fonte autorevole - «approvata la manovra sarà libero di prendere la decisione che ritiene più opportuna».

Stavolta a stoppare il passo indietro del ministro, raccontano fonti di governo, è stato proprio il suo 'rivale' Silvio Berlusconi, spalleggiato da Letta e con l'avallo del Colle: troppo forte la pressione della speculazione sull'Italia, con la Borsa che crolla e lo spread con il bund che sale a livelli pre-euro, e troppo alto il rischio di far saltare il banco.
E infatti il Capo dello Stato già ieri metteva in guardia sulla necessità che la stabilità dei conti sia obiettivo condiviso. E anche oggi dal Colle confermano che la vigilanza e l'attenzione sulla solidità del bilancio sono continue.

Il colloquio a palazzo Chigi viene descritto come "molto teso", iniziato in un clima pesante e conclusosi senza miglioramenti. Ma l'esito sembrava già scritto, obbligato dalla situazione finanziaria: mentre l'incontro era ancora in corso, dal Pdl assicuravano che al termine si sarebbe garantita la tenuta dell'esecutivo, con un unico obiettivo: l'approvazione della manovra entro l'estate, il pareggio di bilancio entro il 2014.
Esattamente i contenuti della nota rilasciata da palazzo Chigi a mercati ancora aperti. Una tregua obbligata, spiegano fonti di maggioranza, l'unica possibilità per evitare l'assalto della speculazione. Ma una tregua che non ricompone il rapporto tra il premier e il ministro, ormai pubblicamente lacerato. E anche dalla Lega l'ipotesi di dimissioni future del ministro viene ritenuta possibile, e nel Pdl gli avversari del superministro sono tanti.

Del resto fonti vicine a Tremonti lo descrivono provato, in
partenza per Pavia - dopo aver passato la notte ospite di amici e
non a Campo Marzio - per un weekend in cui proverà a dimenticare
la settimana nera che ha visto in fila lo scontro pubblico con
Berlusconi, il video in cui dà del cretino a Brunetta, e la
richiesta d'arresto dell'ex collaboratore Marco Milanese. Poi
forse già lunedì a Roma per l'entrata nel vivo del percorso
parlamentare della manovra, e martedì sicuramente a Bruxelles per
la riunione dei ministri delle Finanze popolari, ancora da
Ministro dell'Economia.

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