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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 08:08.

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Il «no» dei sindacati: pronti a sciopero generaleIl «no» dei sindacati: pronti a sciopero generale

La lettera di intenti alla Ue ricompatta il fronte sindacale che minaccia: se il Governo deciderà di modificare le norme sui licenziamenti, sarà sciopero generale.

I leader di Cgil, Cisl e Uil aprono alla possibilità di scioperare tutti insieme, per la prima volta dall'insediamento dell'attuale Esecutivo. Susanna Camusso – che oggi sarà in piazza a Roma con i pensionati e che per il 3 dicembre ha indetto una manifestazione sul lavoro – ritiene «sia giusto in questa fase provare a discutere con Cisl e Uil per provare a ragionare per soluzioni che si traducono anche in iniziative comuni». Mentre per Raffaele Bonanni «se ci sarà la stessa opinione sul fisco, sui costi della politica e delle amministrazioni, sullo sviluppo e sulle relazioni industriali agiremo uniti», altrimenti «marceremo divisi e colpiremo uniti, come nel caso dei licenziamenti». Il riferimento è alle norme che consentivano alle parti sociali di derogare all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, introdotte dal Governo nell'articolo 8 della manovra estiva e "sterilizzate" dall'accordo interconfederale firmato lo scorso 21 settembre da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria.

Sulla stessa linea Luigi Angeletti: «Nel caso in cui il Governo ci dovesse spingere a prendere in considerazione uno sciopero generale non ci saranno particolari problemi a farlo tutti assieme – ha detto –, anche se noi non auspichiamo che il Governo ci spinga a ciò». La Uil, peraltro, per protestare contro le misure del Governo sul pubblico impiego ha indetto oggi lo sciopero dei dipendenti pubblici.

La ricomposizione del fronte sindacale, quindi, potrebbe diventare presto una realtà, anche se Cisl, Uil e Ugl hanno diffuso un comunicato congiunto – senza coinvolgere la Cgil nell'iniziativa, come segno delle profonde distanze ancora esistenti – per dire a chiare lettere che considerano un «grave errore e una inaccettabile provocazione nei confronti del sindacato» l'intenzione del Governo di introdurre una nuova normativa sui licenziamenti. «Tale intenzione – affermano i tre sindacati – è ancor più ingiustificata perché non ci risulta sia stata richiesta o concordata con le stesse associazioni imprenditoriali». È a rischio la coesione sociale per Cisl, Uil e Ugl che ricordano di essersi limitate finora «per senso di responsabilità» a proteste di sabato e fuori dall'orario di lavoro. «Qualora il Governo intendesse intervenire sulle materie del lavoro senza il consenso delle parti sociali» Cisl, Uil e Ugl «saranno costrette a ricorrere a scioperi». I tre sindacati chiedono al Governo di favorire la previdenza integrativa riducendo le tasse per incentivare l'adesione obbligatoria ai fondi integrativi, di approvare subito la delega per la riforma fiscale, introdurre una patrimoniale permanente sui beni immobiliari e mobiliari (escludendo la prima casa), abbattere i costi della politica, ridurre i livelli amministrativi, vendere il patrimonio immobiliare dello stato, liberalizzare i servizi pubblici.

Susanna Camusso sottolinea che «è importante che ci sia un giudizio comune con Cisl e Uil», il Governo «incapace di decidere e agire, è capace solo di prendere ordini». Il segretario generale della Cgil boccia in modo netto la missiva inviata a Bruxelles: «Nella lettera del Governo all'Unione europea – aggiunge - non c'è nulla che riguarda la crescita, non c'è nessuna risposta positiva per l'Italia. Ci si gloria di quel che si è fatto e forse bisognerebbe evitarlo, visto che siamo sorvegliati speciali». Per Susanna Camusso si tratta di «una filosofia sbagliata in una stagione in cui il nostro più grande problema è la disoccupazione, costruire percorsi d'ingresso dei giovani e delle donne», invece «si parla di licenziamenti, l'opposto di ciò che serve al Paese».

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