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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 19:45.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2011 alle ore 13:19.

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Quasi impossibile per Marta Vincenzi rispondere. È dovuta intervenire la polizia e improvvisare un cordone di sicurezza.

Le tesi di Burlando: difficile fare prevenzione, procedure lente
«Le scuole da chiudere? E' difficile decidere. Se le chiudi magari ci si arrabbia, se non le chiudi idem. Sono decisioni difficili da prendere». Il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, commenta così la polemica scoppiata dopo la tragedia di via Fereggiano (messo in sicurezza di recente, al taglio del nastro c'era lo stesso Burlando, come spiega il nostro Jacopo Giliberto sul suo blog), dove sono morte sei persone, tre donne proprio mentre andavano a prendere i figli a scuola. «Il problema grande - ha detto ancora Burlando - è la difficoltà a fare prevenzione perché i finanziamenti e le procedure sono lente».

Napolitano: capire le cause della tragedia
«Un tragedia per danni e lutti. Cerchiamo ancora di capire quali siano state le cause». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Turi (Bari) per visitare le celle dove furono detenuti Antonio Gramsci e Sandro Pertini.

Il Papa chiama Bagnasco. L'arcivescovo: serve esame di coscienza
Benedetto XVI ha telefonato all'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, per manifestargli la sua «personale vicinanza e la sua preghiera per le vittime e tutte le persone colpite dal disastro» causato da maltempo in Liguria. La telefonata - fanno sapere i collaboratori di Bagnasco - è giunta mentre era nelle zone colpite. «Se si parla di responsabilità - aveva tra l'altro commentato sabato mattina il presidente della Cei - ci vogliono giudizi e conoscenze tecniche che noi certamente non abbiamo». Ma sul rapporto tra uomo e natura «dobbiamo fare un esame di coscienza per rispettare maggiormente il territorio, perché prima o poi le conseguenze sono gravi se non addirittura tragiche».

Senatori Pd: Territorio importante quanto conti pubblici
«Mettere in sicurezza il territorio è altrettanto urgente che mettere in sicurezza i conti pubblici. Ora è il tempo del dolore per chi ha perso la vita sotto l'acqua a Genova e del pronto soccorso per limitare nuovi e altrettanto gravi danni in altre aree del nord-ovest, ma se la politica ad ogni livello, dai sindaci alle regioni a chi governa il Paese, non capisce una volta per tutte che per l'Italia la difesa del territorio e soprattutto la fine dell'anarchia edilizia e urbanistica sono urgenze non meno pressanti e concrete di quelle necessarie ad affrontare la crisi economica e finanziaria, tragedie come quelle di queste ore sono destinate a ripetersi sempre più spesso».

È quanto dichiarano i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. «È inammissibile e indecente - aggiungono i due parlamentari Ecodem - che prima si decidano piani regolatori che autorizzano a cementificare ogni centimetro di suolo libero, si varino piani casa che cancellano regole e cautele urbanistiche, si preannuncino nuovi condoni edilizi, e poi ci si stracci le vesti di fronte alle conseguenze annunciate e inevitabili di queste scelte».

Il presidente dei geologi: pianificare con la natura, non contro
«C'è bisogno urgente di pianificare con la natura e non contro la natura» . Lo ha affermato Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, secondo i quali occorre attivare i presidi territoriali e fare prevenzione a tutto campo 365 giorni l'anno». In Italia «ormai i bollettini meteo sono diventati bollettini di guerra, dobbiamo essere pronti a combattere contro il nemico che è il dissesto idrogeologico, è un'emergenza nazionale - ha detto Graziano -. L'autunno è iniziato con i tragici eventi alluvionali del salernitano, di Roma, ancora della Campania, della Liguria, della Toscana e nuovamente in Liguria. Nell'arco di 20 giorni abbiamo avuto frane, alluvioni, morti, centinaia di sfollati e danni per milioni di euro»

I soccorsi e la corsa contro il tempo
Cittadini con le pale, ruspe per rimuovere le auto accatastate una sull'altra, mezzi di soccorso per lo spurgo di seminterrati e cantine: via Ferragiano si è svegliata ancora invasa dal fango che ieri ha travolto ed ucciso sei persone. Lungo la strada simbolo dell'ennesima tragedia italiana i segni del disastro sono evidenti: tutti i negozi hanno subito danni, alcuni sono stati completamente distrutti dalla furia dell'acqua. Centinaia di cittadini stanno lavorando per cercare di salvare le poche cose risparmiate dal fango, mentre le ruspe caricano sui camion le auto distrutte per portarle via. Ancora sospesa in tutta la zona l'erogazione del gas, ci sono infatti ancora rischi. Nella parte più alta della strada, dove il torrente ha sfondato gli argini, i tombini sono saltati e continua a fuoriuscire l'acqua.

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