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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 08:02.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2011 alle ore 08:57.

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I finanziamenti «facili» della Bpm. Nella foto l'ex presidente di Bpm, Massimo Ponzellini (Imagoeconomica)I finanziamenti «facili» della Bpm. Nella foto l'ex presidente di Bpm, Massimo Ponzellini (Imagoeconomica)

Nell'intreccio Bpm-Atlantis-Corallo sono inoltre entrati in scena anche altri nomi. Legati al mondo della politica. Il primo è quello del figlio di Marcello Dell'Utri, Marco Jacopo, socio di Cannalire in Jackpot Game Srl, che opera nel settore del gioco, e in M2 Holding. Non insignificante il fatto che loro socio in quest'ultima ditta sia anche Alessandro la Monica, il procuratore e 'factotum' di Atlantis/BPlus in Italia.

Un secondo nome emerge indirettamente. Ed è quello di Marco Milanese. Il decreto di perquisizione parla di «sommarie informazioni rese da una persona coinvolta nell'indagine della procura di Napoli a carico di Marco Milanese,(che) descrivono Cannalire come soggetto da una parte in stretti rapporti con Ponzellini... con cui avrebbe curato pratiche di finanziamento chiaramente anomale, dall'altra parte con personaggi di rilievo istituzionale, come il predetto Milanese'.
Al Sole 24 Ore risulta che l'ex braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti si sia interessato al cosiddetto 'Decreto Abruzzo', la legge del 24 giugno 2009 che ha introdotto i video lottery terminal, o Vlt, le macchine da gioco gestite da remoto. Senza alcuna gara, quel decreto ha moltiplicato di un fattore che può oscillare tra cinque e dieci volte il valore della concessione ottenuta nel 2004 da Atlantis/BPlus, già leader del settore.
Il fatto che siano venuti alla luce nomi di personaggi legati alla politica non sorprende gli addetti ai lavori. «Nel settore del gioco, più che in altri, sono essenziali le coperture politiche. E una lobby parlamentare provano a farsela tutti», ci dice una fonte che chiede l'anonimato.

Inizialmente Atlantis/BPlus era legata al mondo di An. Tant'è vero che aveva scelto come procuratore Armando Laboccetta, deputato di An all'epoca legato a Fini, e che ha finanziato una società di comunicazione della figlia e del nipote di Francesco Proietti, detto Checchino, all'epoca braccio destro dello stesso Fini. Poi Corallo si è di fatto avvicinato al mondo berlusconiano, aprendo canali di comunicazione con figure ad esso indirettamente legate.
Una volta approvato il decreto Abruzzo, a Corallo servivano decine di milioni in capitali freschi per comprare e attivare le macchine. E qui è intervenuta Bpm. Prima con un finanziamento di 60 milioni deliberato nell'ottobre 2009 e finalizzato al pagamento della prima rata dell'acquisto dei diritti di istallazione delle Vlt. E poi con un nuovo affidamento di 45 milioni deciso il 9 novembre 2010. L'ipotesi della Procura è che BPlus (ma anche un'altra società del settore dei giochi - la Sisal), abbia espresso la propria riconoscenza per i finanziamenti ottenuti da Bpm 'retrocedendo' somme di denaro. Oppure, attraverso il rilascio di subconcessioni per sale da gioco a favore della Jackpot Game Srl, società di Cannalire e Marco Jacopo Dell'Utri (con un terzo socio).

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